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L’Israele è il 36° mercato di destinazione per l’export italiano e il 6° nell’Area Medio Oriente e Nord Africa. Nel 2022 l’export del Made in Italy verso la Terra Promessa ha raggiunto quota 3,4% pari a 1,2 miliardi segnando una crescita del 14,8% rispetto all’anno precedente e confermando il risultato eccezionale del 2021 (+25,9%) di recupero post pandemico. Il Made in Italy è al secondo posto delle importazioni di Israele, alle spalle della Germania (5,4%) e davanti a Francia (2%) e Spagna (1,9%).
I primi mesi del 2023 confermano i volumi dello scorso anno, con un export a giugno stabile rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (quota 1,8 miliardi di euro, +1%).
Ecco le altre aziende italiane che operano nel paese mediorientale. Edison possiede EastMed-Poseidon per il transito di 10 miliardi di mc in Italia. L’Impresa Pizzarotti è impegnata nella costruzione del cavalcavia principale chiamato ‘’Ponte Motza’’. Rina consulting è coinvolta nel progetto di rinnovo del trasporto pubblico a Tel Aviv. Sicim spa, leader mondiale dell’approvvigionamento e costruzione nel settore oil&gas, sta realizzando infrastrutture e gasdotti. Stm produce computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi. Telit Wireless è impegnata nelle soluzioni tecnologiche avanzate in campo trasporti e telecomunicazioni. TI Sparkle è attiva nei servizi di informazione e comunicazione. Infine intrattengono rapporti con Israele Santoni, macchine strumentali; Cimolai, grandi opere; Linea Marmo e Leonardo, tramite Drs che si è delistata dalla Borsa di Tel Aviv a seguito della fusione con Rada.
Anche l’import italiano di prodotti israeliani è cresciuto nel 2022 (+36,7% rispetto al 2021). Importiamo principalmente prodotti chimici, mezzi di trasporto, gomma e plastica. Qui va segnalato un rallentamento nella crescita, a giugno 2023 le nostre importazioni segnano un -10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero