Energia nucleare, scossa di Cingolani: «Basta tabù, servirà per la transizione»

Devono contare i numeri. E non certo «l'ideologizzazione di qualsiasi tecnologia». Compreso il nucleare, se si parla della quarta generazione. Il ministro della...

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Devono contare i numeri. E non certo «l'ideologizzazione di qualsiasi tecnologia». Compreso il nucleare, se si parla della quarta generazione. Il ministro della Transizione energetica, Roberto Cingolano, scende di nuovo in campo sul tema. E questa volta lo fa tuonando contro «gli ambientalisti radical-chic» e contro la «follia» di chi pensa di poter ignorare il futuro che avanza, soprattutto se serve ad accompagnare la transizione energetica. «Si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante. Ci sono Paesi che stanno investendo su questa tecnologia. Non è matura, ma è prossima a essere matura. Se a un certo momento si verifica che i chili di rifiuto radioattivo sono pochissimi, la sicurezza elevata e il costo basso, è da folli non considerare questa opzione», ha detto Cingolani intervenendo alla Scuola di formazione politica Meritare l'Europa, di Italia Viva a Ponte di Legno. E ancora: «Nell'interesse dei nostri figli è vietato ideologizzare qualsiasi tecnologia. Stiamo ai numeri, quando saranno disponibili prenderemo le decisioni».

Nucleare, rinnovabili e sostenibilità

 


Del resto, il ministro da mesi racconta una rotta, la sua, in cui va spinta l'installazione di rinnovabili e velocizzate le autorizzazioni agli impianti, anche combattendo contro l'ambientalismo del no e la sindrome Nimby (non nel mio cortile) per fare del Pnrr un piano di crescita sostenibile. E dunque ieri è tornato a sferzare chi rema contro l'innovazione aprendo la via al nucleare: un tema che in Italia ha sempre sollevato forti contrasti. «Il mondo è pieno di ambientalisti radical chic ed è pieno di ambientalisti oltranzisti: loro sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati, se non facciamo qualcosa di sensato. Sono parte del problema».

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IL PRECEDENTE
In verità non è la prima volta che il ministro apre al nucleare, ma mai prima l'aveva fatto con tanta determinazione. «C'è un'opzione da sogno, ancora lontana, che è quella del nucleare a fusione, che mi auguro che un giorno possa diventare realtà», aveva detto a giugno. «C'è invece un'opzione ben più concreta che è quella che riguarda l'utilizzo dei mini reattori nucleari a fissione, generalmente usati all'interno delle grandi navi, che producono poche scorie e che arrivano a produrre qualcosa come 300 MegaWatt». Quanto basta per sollevare l'ira di ambientalisti e costringere il titolare del Mite ad aggiustare il tiro.

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«Le polemiche sono nate - aveva spiegato il ministro - perché mentre l'Ue lanciava il Recovery Plan, e ci chiedeva gli sforzi per la transizione, alcuni paesi europei, capeggiati dalla Francia, hanno fatto una richiesta di riconoscere come verde l'energia prodotta dai microreattori nucleari di quarta generazione. Il che diventerebbe un importante cambiamento di regole in corso di partita». Senza contare che alcuni paesi, tra cui gli Usa, stanno cercando di dimostrare che il micronucleare è verde. Dal 2013 l'impiego del nucleare è tornato a crescere a livello globale fino livelli record. A fine 2020 erano 442 le centrali attive in una cinquantina di Paesi. In prima linea la Cina, anche nell'esportazione di tecnologia.
 

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Il Messaggero