Atomo e metano, il compromesso per favorire la transizione

Atomo e metano, il compromesso per favorire la transizione
Gas e nucleare nella “tassonomia” verde dell’Unione europea: il compromesso è servito. Dopo un lungo braccio di ferro tra Commissione, governi ed...

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Gas e nucleare nella “tassonomia” verde dell’Unione europea: il compromesso è servito. Dopo un lungo braccio di ferro tra Commissione, governi ed Europarlamento, l’atto delegato complementare con cui l’esecutivo Ue fissa un sistema di criteri comuni per classificare le attività economiche sostenibili e incanalare gli investimenti privati a sostegno degli obiettivi del Green Deal ha visto la luce. Respinta, a inizio mese, la mozione di rigetto presentata in plenaria da uno schieramento bipartisan di eurodeputati, l’11 luglio è scaduto il termine per opporsi al provvedimento per impedirne l’entrata in vigore. Con la tassonomia Ue, la Commissione «ritiene che gli investimenti privati nel settore del gas e del nucleare possano svolgere un ruolo nella transizione energetica»; un contributo che nei mesi scorsi Bruxelles quantificava in almeno 350 miliardi di euro all’anno di capitali privati da mobilitare accanto alle sovvenzioni pubbliche. E proprio per questo vengono individuate nel testo - un orientamento volontario per guidare l’informazione finanziaria - delle scadenze temporali e dei chiari paletti per i progetti su metano e atomo, così da allinearli allo spirito dei target climatici di un’Europa che vuole ridurre del 55% nel 2030 (rispetto ai valori del 1990) le emissioni di CO2 nel continente, fino ad azzerarle entro il 2050. In particolare, per essere considerati sostenibili secondo la definizione della tassonomia Ue, le nuove centrali a gas che otterranno un permesso di costruzione entro il 2030 dovranno avere emissioni dirette inferiori a 270 grammi di CO2 per chilowattora.

Inoltre, dovranno sostituire un impianto che va a combustibili fossili più inquinanti, come il carbone, già in attività (passaggio a cui guardano in particolare molti Paesi dell’Est Europa) ed essere pronte per impiegare gas rinnovabili o a basse emissioni (biogas, biometano, idrogeno verde) entro il 2035. Requisiti parzialmente diversi, invece, per il nucleare, visto che di per sé non è una fonte che rilascia emissioni inquinanti, pur rappresentando un rischio per l’ambiente a causa dei rifiuti radioattivi che produce, tanto che si introducono obblighi per gli Stati rispetto a gestione e smaltimento delle scorie. Per essere “green” le nuove centrali dovranno essere costruite entro il 2045, mentre i permessi per estendere la vita degli impianti esistenti dovranno essere rilasciati al più tardi nel 2040. Nessun limite temporale, invece, per il nucleare di quarta generazione: una scelta chiara per incentivare gli investimenti in ricerca e innovazione.

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Il Messaggero