Spinta all'emersione, possibili incassi per 5 miliardi

Spinta all'emersione, possibili incassi per 5 miliardi
ROMA - Pier Carlo Padoan ha scommesso un euro. Soltanto uno. Ma potrebbe guadagnare miliardi. Cinque, secondo le stime più prudenti. Otto, dieci, secondo quelle più...

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ROMA - Pier Carlo Padoan ha scommesso un euro. Soltanto uno. Ma potrebbe guadagnare miliardi. Cinque, secondo le stime più prudenti. Otto, dieci, secondo quelle più ottimistiche.




Roma ha approvato una legge per il rientro dei capitali, la «voluntary disclosure». Non è un condono o uno scudo. Per rimpatriare i soldi bisognerà pagare tutte le tasse evase, mentre uno sconto ci sarà solo per sanzioni e interessi. Per prudenza, quando doveva stimare i possibili introiti di questa misura. Padoan ha imposto ai suoi uffici che il gettito venisse indicato in un solo euro. Ma l'accordo con la Svizzera, Paese nel quale stima la Banca d'Italia siano depositati 150 miliardi di euro di fondi appartenenti a contribuenti italiani, potrebbe essere un vero propulsore per la regolarizzazione dei fondi. E non soltanto perché la «pace» tra Roma e Berna non darà più scampo a chi vuol nascondersi dal Fisco. Anche per un'altra ragione, prettamente utilitaristica: la cancellazione della Svizzera dai Paesi black list rende molto più conveniente aderire alla sanatoria. Quando si regolarizzano i soldi nascosti in un paese della lista nera, le tasse da pagare al Fisco sono quelle evase negli ultimi dieci anni. Per i paesi collaborativi, invece, le tasse evase da versare sono soltanto quelle degli ultimi cinque anni. In pratica si potrebbe arrivare a dimezzare le imposte da versare. Non solo. Anche la sanzione per non aver correttamente compilato il quadro «Rw» della dichiarazione dei redditi, per i paesi della «black list» è il doppio rispetto a quelli collaborativi: l'1% annuo contro lo 0,5%.

Alla Camera, inoltre, è stato approvato per ora in Commissione un emendamento presentato da dem Giovanni Sanga che prevede che questa aliquota venga applicata solo sulle ultime cinque dichiarazioni dei redditi in cui è stato omesso di indicare i redditi esteri, invece che le attuali dieci.



LA SPINTA DEL FRANCO


Ma ci sono anche altre considerazioni. «A spingere la voluntary disclosure», commenta Stefano Loconte, professore di diritto tributario e diritto dei trust all'Università degli studi Lum, «contribuirà anche il rafforzamento del franco svizzero dopo la decisione della banca centrale di slegare il cambio dall'euro abbandonando il tetto minimo di 1,20 euro. Si tratta di una misura», spiega, «che può avere un effetto su chi rimpatria i capitali, perché la conversione in euro diventa più conveniente e la somma delle imposte e delle sanzioni dovute a seguito dell'adesione potrebbe risultare inferiore alla plusvalenza derivante dall'apprezzamento del franco svizzero». Ma oltre alla carota del pagamento di somme più basse, la normativa sulla voluntary contiene un pesante bastone: il nuovo reato di autoriciclaggio. Otto anni di pena a chi reimpiega i frutti della propria evasione. A meno che non abbia aderito alla sanatoria. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero