Gli squilibri economici restano e si aggravano, come il debito pubblico che non scenderà nemmeno quest'anno. Gli investimenti sono fermi, quota 100 e reddito di...
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Per il sesto anno consecutivo, nella sua valutazione delle economie dei 28 Paesi Ue, Bruxelles lascerà l'Italia nel gruppo di quelli con squilibri macroeconomici eccessivi. Sarà in compagnia soltanto di Grecia e Cipro. Tutti gli altri hanno problemi che non sono considerati rischiosi per la tenuta del Paese. Nel lungo documento che analizza nel dettaglio le criticità dell'economia italiana, la Commissione mette al primo posto il debito pubblico, come ha fatto negli ultimi cinque anni. La situazione non è cambiata, anzi: per Bruxelles gli interventi messi in campo dal Governo daranno una spinta molto limitata alla crescita, e potrebbero invece far aumentare il debito e il deficit. E quasi certamente far peggiorare il saldo strutturale, andando a compromettere la situazione dei conti pubblici.
Non è l'aspetto più preoccupante ma è certamente quello più problematico nell'immediato, perché è da quel deterioramento che dipenderanno le decisioni future della Commissione su una possibile richiesta di correzione in corso d'anno. Ma, al netto di un peggioramento repentino del quadro e della situazione sui mercati, i commissari non intendono chiedere manovre all'Italia. Intanto, rinviano tutto a dopo le europee. Ma anche allora vorrebbero evitare di entrare a gamba tesa nelle scelte dei governi, nel contesto di una situazione politica che impiegherà tempo a definirsi. Certamente, però, con le raccomandazioni di fine maggio getteranno le basi legali per poter chiedere in qualunque momento azioni correttive. Questo perché le raccomandazioni sul bilancio conterranno l'entità della deviazione che già si sta materializzando, e che via via, con i nuovi dati, diventerà più definita. Intanto nel Country Report la Commissione europea torna a ribadire le critiche alle riforme cardine del Governo gialloverde. La misura più contestata dal documento è quella su quota cento.
Soprattutto perché la Commissione non crede che, specie in un contesto recessivo, tutti coloro che lasceranno il lavoro saranno rimpiazzati.
Il Messaggero