Caso decoder, il ministero dello Sviluppo deve restituire 6 milioni a Mediaset

Caso decoder, il ministero dello Sviluppo deve restituire 6 milioni a Mediaset
Il gruppo Mediaset della famiglia Berlusconi, nel mese di febbraio, incassa una doppia vittoria su due vecchie questioni: quella dei presunti aiuti di Stato per l'acquisto di...

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Il gruppo Mediaset della famiglia Berlusconi, nel mese di febbraio, incassa una doppia vittoria su due vecchie questioni: quella dei presunti aiuti di Stato per l'acquisto di decoder digitali terrestri, e quella dei contributi per l'utilizzo dei diritti d'uso delle frequenze.


Con sentenza dell’11 febbraio, il tribunale di Roma, accogliendo così l'opposizione di Mediaset, ha annullato l’ordinanza–ingiunzione che era arrivata dal Ministero dello Sviluppo Economico (Mise) per la restituzione dell’aiuto di Stato sui decoder. Non solo. La sentenza ha anche ordinato al Mise, e dunque indirettamente al Governo, la restituzione della somma già versata dal gruppo, pari a quasi 6 milioni, maggiorata di interessi legali.

Per capire di cosa si tratti è necessario tornare indietro al periodo 2004-2005, quando il governo allora guidato da Silvio Berlusconi stanzia oltre 200 milioni di incentivi come contributi per chi acquista un decoder per il passaggio al digitale terrestre. Sentendosi penalizzate poiché l'agevolazione vale solo per il digitale e non anche per il satellite, Sky ed Europa 7 denunciano una distorsione della concorrenza all'Unione europea.

E nel 2007 la Commissione Ue dà loro ragione perché inquadra gli incentivi come aiuti di Stato imponendo all'Italia di recuperare le somme con gli interessi. Il vantaggio viene così stimato in circa 6 milioni che Mediaset versa ovviamente malvolentieri, presentando in contemporanea ricorso al tribunale di Roma. Che adesso, come detto, ha dato ragione alla società del Biscione.

Risale, invece, al 15 febbraio la sentenza con cui il Tar del Lazio, accogliendo un altro ricorso di Mediaset, ha annullato la delibera dell'Agcom del 2013 e gli atti ministeriali successivi con cui il Mise aveva chiesto al Biscione un'integrazione dei contributi versati dalla controllata Elettronica industriale nel 2013 per l'utilizzo dei diritti d'uso delle frequenze del digitale terrestre. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero