Chiusura di 50 grandi magazzini su 166 e taglio di 1200 posti di lavoro già per l'inizio del 2020: la scure della crisi fra le catene britanniche di vendite al...
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Messa in ginocchio dai debiti e passata nelle mani dei creditori - che includono Barclays, Bank of Ireland e un paio di fondi Usa - l'azienda dovrà affrontare un pesante piano di ristrutturazione, secondo quanto reso noto oggi dagli amministratori, per salvarsi. Un piano i cui tagli annunciati - con l'indicazione per ora di 22 punti vendita da chiudere in tempi brevi - rappresentano solo «la prima fase».
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«Abbiamo una strategia chiara verso un futuro luminoso, ma per tornare a far prosperare il business bisogna ristrutturarlo», fa sapere il nuovo vertice assicurando di voler «salvare il maggior numero possibile di negozi e di posti di lavoro». Il collasso di Debenhams - erede di un'attività commerciale nata a Londra addirittura nel 1778 e che si estende ora fra Regno Unito, Irlanda e Danimarca - è stato causato come per altre catene da problemi gestionali, costi di esercizio, concorrenza delle vendite online.
Ed è arrivato dopo uno scontro fra azionisti culminato nel no della maggioranza al tentativo di Mike Ashley, boss del gigante degli articoli sportivi Sports Direct, di rastrellare in extremis un pacchetto di controllo.
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Il Messaggero