Covid, dall'Ue no a certificato di vaccinazione obbligatorio per viaggiare

Covid, dall'Ue no a certificato di vaccinazione obbligatorio per viaggiare
(Teleborsa) - Il Commissario Ue alla Giustizia Didier Reynders ha detto che in merito alla possibilità di introdurre un certificato di vaccinazione per viaggiare, questo non può...

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(Teleborsa) - Il Commissario Ue alla Giustizia Didier Reynders ha detto che in merito alla possibilità di introdurre un certificato di vaccinazione per viaggiare, questo non può diventare un obbligo. "Vogliamo avere un approccio digitale europeo per uso medico. Nei prossimi mesi poi vedremo se ci sarà la possibilità di usarlo per altri scopi, come i viaggi. Ma la vaccinazione non può diventare un obbligo per viaggiare", ha precisato Reynders sottolineando che anche chi non si è sottoposto a immunizzazione deve poter continuare a muoversi, "con l'uso dei test e dei periodi di quarantena".


Intanto, la Commissione europea ha chiesto a Germania, Belgio, Ungheria, Finlandia, Danimarca e Svezia di tornare ad un approccio coordinato sulla libertà di movimento delle persone e delle merci. Il richiamo – come riporta Ansa – è arrivato dallo stesso commissario Ue Reynders, a margine del Consiglio Affari generali Ue. "Chiediamo di tornare ad un'applicazione corretta delle raccomandazioni adottate dal Consiglio Ue. Abbiamo inviato una lettera a sei Stati membri sul divieto di ingresso e uscita dal Paese, perché sono andati troppo oltre".

Reynders ha infatti ribadito che le indicazioni di Bruxelles sono quelle di scoraggiare i viaggi, non di di vietarli. In particolare, il riferimento è agli stop a cui sono sottoposti i camionisti ai confini di quei paesi . "Chiediamo a sei Stati membri un approccio diverso alla frontiera, di non bloccare i camionisti perché vogliamo una libera circolazione delle merci nel nostro mercato interno", ha precisato. Ora i paesi oggetto del richiamo hanno dieci giorni per rispondere alla lettera. "Siamo fiduciosi di poter trovare soluzioni con i sei Stati al più presto, senza dover intraprendere passi legali che possono essere lunghi. Trovare soluzioni è nell'interesse di tutti", ha spiegato il portavoce della Commissione europea per la Giustizia, Christian Wiegand.

(Foto: Lukasz Kobus - © Unione Europea) Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero