Coronavirus, che recessione sarà? Se è a "V" per l'Italia rimbalzo fino a quasi il 7%

Il crollo a causa del Coronavirus è sicuro e si tratta solo di capirne l'intensità: il Pil italiano al pari di quello dell'Europa nel suo complesso...

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Il crollo a causa del Coronavirus è sicuro e si tratta solo di capirne l'intensità: il Pil italiano al pari di quello dell'Europa nel suo complesso calerà quest'anno di vari punti a causa del blocco produttivo delle ultime settimane e più in generale anche degli effetti del distanziamento sociale sui comportamenti delle persone. Con molte fabbriche ferme, buona parte dei negozi chiusi e rallentamenti anche negli altri servizi questo effetto è inevitabile. Ma cosa succederà dopo? Nessuno è in grado di dirlo anche se si moltiplicano le analisi su come - e in che tempi - potrebbe avvenire il ritorno alla normalità; con l'avvertenza che potrebbe trattarsi di una normalità diversa da quella a cui siamo stati abituati.


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Storicamente economisti e analisti classificano l'andamento di una recessione in base alla sua forma nel grafico della crescita trimestrale o annuale. Una recessione a V è quella in cui a una rapida caduta segue un'altrettanto impetuosa risalita e dunque l'andamento del prodotto interno lordo disegna appunto una V. In una recessione e U invece la fase negativa dura un po' di più ed il recupero è meno veloce.  

Storicamente esiste anche il modello a W ("double dip" in inglese, ovvero "doppia flessione"), quello che si è verificato in Italia all'inizio del decennio scorso: prima la recessione indotta dalla crisi finanziaria e commerciale globale, poi la debole risalita quindi la nuova e più severa caduta legata alla tempesta sui debiti sovrani, nel 2012-2013.

La peggiore recessione sarebbe quella a L, ovvero un crollo al quale non segue il recupero, almeno per un bel po'. Recentemente però Nouriel Roubini, economista famoso per aver previsto in anticipo la crisi del 2007 e per questo soprannominato "Doctor Doom" ("Dottor destino") ha teorizzato proprio per la recessione del coronavirus un terrificante modello a I, caratterizzato da una discesa molto più violenta.

Per ora le previsioni sono ancora variegate, ferma restando la convergenza di tutti su un 2020 piuttosto disastroso. La banca d'affari Morgan Stanley, ad esempio, stima per l'area dell'euro una caduta del 5 per cento, seguita però da un recupero sostanzialmente analogo (5,5 per cento) l'anno successivo. L'Italia andrebbe anche un po' peggio quest'anno (-5,8%) ma risalirebbe in modo un po' più forte (+6,7%) nel 2021. Tutto sommato, potremmo augurarci che Morgan Stanley ragione: il rischio da noi è un qualche tipo di movimento ad L prodotto sia dal cambiamento delle abitudini a livello globale (con effetti su made in Italy e turismo) sia dalla distruzione di piccole e piccolissime attività che non avrebbero la forza di rialzarsi.

 
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Il Messaggero