Coronavirus, parchi divertimento chiedono lo stato di crisi: «A rischio 15mila posti di lavoro»

Coronavirus, parchi divertimento chiedono lo stato di crisi: «A rischio 15mila posti di lavoro»
Il timore per il coronavirus contagia anche i parchi divertimento. La chiusura forzata di tutti i parchi tematici mette a rischio 15mila posti di lavoro stagionali e...

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Il timore per il coronavirus contagia anche i parchi divertimento. La chiusura forzata di tutti i parchi tematici mette a rischio 15mila posti di lavoro stagionali e compromette un settore che l'anno scorso ha prodotto 420 milioni di euro. A lanciare l'allarme è l'Associazione Parchi Permanenti Italiani (Ppi), che raggruppa più di 230 parchi divertimento. 


«Abbiamo a cuore la salute dei nostri ospiti, bambini, ragazzi e adulti - commenta Giuseppe Ira, presidente dell'Associazione e del parco a tema Leolandia - per questo siamo perfettamente consci dell'emergenza e della necessità di adottare tutti i provvedimenti necessari a contenerla. È tuttavia indubbio che la sospensione delle attività in corso per i parchi già aperti, la proroga delle aperture per i parchi ancora chiusi e l'annullamento di tutte le gite scolastiche stanno già avendo delle conseguenze gravi su tutto il comparto, specialmente in un periodo decisivo come quello primaverile che, con la Pasqua, rappresenta un terzo del fatturato dell'intera stagione. Per questo abbiamo già chiesto il riconoscimento dello stato di crisi per l'intero settore, a prescindere dalla localizzazione dei singoli parchi». 

Nel solo 2019 i parchi del nostro Paese hanno contato su 20 milioni di visitatori provenienti dall'Italia e su 1,5 milioni di turisti stranieri. Considerando ristorazione, trasporti, merchandising e hotel, il volume d'affari complessivo dell'indotto ha superato la barriera di 1 miliardo. Cifre importanti anche sul fronte del lavoro: il settore genera 25.000 occupati diretti, di cui 10.000 fissi e 15.000 stagionali, a cui si sommano 60.000 posizioni legate all'indotto. Proprio in questi giorni le imprese erano alle prese con la fase di selezione delle migliaia di dipendenti stagionali, attualmente sospesa. I piani di assunzione dovranno purtroppo tenere conto della criticità di
questo periodo e di una stagione 2020 che subirà un calo nei ricavi di decine di punti percentuali.


«Condividiamo gli obiettivi dei provvedimenti intrapresi - prosegue Ira - ma appare evidente che non sono sostenibili per le imprese del nostro comparto. Abbiamo già sensibilizzato Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri, Stefano Patuanelli, Ministro per lo Sviluppo Economico e Dario Franceschini, Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo. Il nostro scopo è di ottenere garanzie specifiche a tutela del business dei nostri Associati e dell'intero settore: agevolazioni fiscali, cassa integrazione straordinaria, moratoria per pagamenti fiscali e bancari e misure volte ad agevolare i pagamenti dell'Iva». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero