«Dalla fabbricazione dei pantaloni, il nostro medico di famiglia ci ha consigliato di riconvertirci nelle mascherine: anche se dalle nostre parti per fortuna,...
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La sua Gp Industry è un consorzio a capo di tre aziende, produce pantaloni venduti direttamente alle catene di negozi della zona. Fino al 2008 le vendite avvenivano tramite grossisti, poi a seguito della crisi economica, si è tagliata la catena produttiva. Inoltre Cavoto si è espanso in Albania dove lavorano 55 dipendenti ai quali si aggiungono gli 85 operativi nella sede campana, per un giro d’affari che si aggira su 2,5 milioni. Oggi sulle mascherine sono utilizzati circa 30 dipendenti, mentre 55 sono in cig.
«Il virus ci ha fermati in due tempi, ai primi e a metà marzo», spiega Cavoto che in azienda è coadiuvato da moglie, figlio e nuora, «e anche in Albania l’attività è bloccata. Quando il nostro medico ci ha trasmesso l’idea, l’abbiamo subito messa in pratica, sfruttando in pieno il suggerimento di fabbricare i dispositivi per la comunità. E siccome disponiamo del tessuto cosiddetto TNT, ci siamo messi a produrre la tipologia igienica non ad uso di medici e ospedali. E’ lavabile e può essere utilizzata per alcune settimane sempre che venga impiegata per la vita quotidiana e non per 24 ore». L’imprenditore spiega che questo tipo di mascherina filtra le goccioline e ricorrendo ad una espressione colorita, «evita di sputacchiare gli altri».
Ma la Gp Inndustry si è attivata anche per la produzione dei dispositivi più professionali a protezione individuale. «Abbiamo avviato l’iter dell’autocertificazione, poi dell’esame nei laboratori e presto speriamo di produrre i prototipi per medici e strutture ospedaliere. Attendiamo a breve le autorizzazioni». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero