Coronavirus, la protesta dei commercialisti: bonus e fondi insufficienti

Rinviare la precompilata al 2021 e sospendere tutte le scadenze fiscali per un periodo più prolungato. I commercialisti rimarranno aperti, come confermato dal decreto con...

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Rinviare la precompilata al 2021 e sospendere tutte le scadenze fiscali per un periodo più prolungato. I commercialisti rimarranno aperti, come confermato dal decreto con le nuove misure restrittive per contrastare la diffusione del coronavirius, in cui vengono elencate le attività che non dovranno chiudere perché considerate essenziali, ma in cambio chiedono oltre al congelamento degli adempimenti fiscali fino alla fine dell'emergenza anche di poter accedere alle agevolazioni del decreto Cura Italia. In 120 mila non abbasseranno la saracinesca dei propri studi. «I commercialisti offrono servizi essenziali per le imprese e per i cittadini, per questo siamo sempre stati convinti che la nostra attività dovesse andare avanti anche in questo drammatico frangente e anche nelle regioni più colpite come la Lombardia e il Piemonte», ha sottolineato il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Massimo Miani. In coro i commercialisti chiedono una sospensione più prolungata di tutte le scadenze.


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Le sospensioni sono state soltanto parziali e di breve durata, ricordano le associazioni sindacali di categoria. «Considerato l’aggravarsi dell’emergenza, la scadenza del 31 marzo per la presentazione delle Certificazioni uniche e dei dati per la dichiarazione dei redditi precompilata dovrebbe essere accantonata fino all'anno prossimo», prosegue il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti. La categoria chiede poi di consentire la compensazione dei crediti per imposte dirette anche prima della presentazione delle dichiarazioni. E soprattutto preme affinché vengano estese ai commercialisti le misure di sostegno previste dal decreto Cura Italia, a incominciare dal credito d’imposta per gli studi professionali condotti in locazione. I commercialisti rientrano tra gli esclusi dal decreto Cura Italia, al pari per esempio degli avvocati. I lavoratori ordinistici, vale a dire gli iscritti ad albi o elenchi professionali, non avranno accesso al bonus per le partite Iva e alle altre agevolazioni previste. Dovranno spartirsi le risorse stanziate per il cosiddetto Fondo di ultima istanza, 300 milioni di euro, che spalmati però su una platea di 1,6 milioni di potenziali percettori garantirebbero un sostegno di appena 187 euro a testa, una somma decisamente inferiore rispetto ai 600 euro promessi agli autonomi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero