Un certa prudenza nelle previsioni è d'obbligo, ma quando il coronavirus sarà stato disinnescato si parlerà di effetto transitorio sull'economia...
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Coronavirus, primo caso confermato negli Emirati Arabi: ma i contagi giornalieri rallentano
L'ESCALATION
Tra le poche certezze di chi in queste ore si esercita in previsioni, c'è che il nuovo virus cinese si può paragonare alla Sars del 2003, che costò un calo tra l'1 e il 2% al Pil del Dragone. E allora è da questo confronto, con le dovute cautele, che partono le valutazioni di questi giorni. La buona notizia è che il virus di diciassette anni fa aveva una mortalità tripla e non fu affrontato con la determinazione dimostrata in questi giorni dalle autorità cinesi. Quanto agli effetti sul resto della crescita mondiale, si è un po' meno ottimisti. Perché l'effetto sarà anche transitorio per Pechino - probabilmente ridurrà la crescita del Pil cinese sotto il 6%, rispetto al 6,5% previsto - ma ben più difficile è prevedere l'impatto sul resto del mondo. «Né si può escludere una recessione in Europa», osserva l'economista Mario Deaglio in occasione della presentazione del XXIV Rapporto sull'economia globale e l'Italia promosso da Centro Einaudi e Ubi Banca.
EFFETTO SHOPPING
Se i tempi si allungheranno, dice a sua volta Schroders, ne risentiranno i partner commerciali più coinvolti, dal resto dell'Asia all'Australia, ma anche l'Europa. I rischi per l'economia, e in particolare per quella italiana, secondo Deaglio partono innanzitutto dal turismo: «I cinesi sono al quarto posto come turisti in Italia, se scendono a zero è una bella botta, che quest'anno non riusciremo a recuperare. Ci sono poi decine di milioni di cinesi che non escono da casa né comprano merci italiane». Non bastasse, aggiunge l'economista, «l'Italia produce macchine agricole per il mercato cinese e importa semilavorati tecnici dalla Cina». Un pezzo importante di interscambio che conta 13 miliardi di esportazioni italiane in Cina, contro 30 miliardi di importazioni.
Un capitolo a sé è quello del lusso, molto caro all'Italia. Secondo i dati di Planet, l'anno scorso le vendite agli acquirenti cinesi in Europa sono cresciute del 6% rispetto all'anno prima. Non solo. In Italia i cinesi valgono il 36% del mercato tax free, davanti ad americani e russi. Più in generale, la quota di acquisti all'estero dei cinesi vale il 76% dell'intero mercato del Dragone del lusso. Un pezzo di economia che oggi appare completamente congelata. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero