Ambulanze con biocontenimento, radiologie e terapie intensive mobili di alcune strutture sanitarie del centronord arrivano da Catania. La GGG (Giovanni Grasso Garaffo), azienda...
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La GGG produce ricavi per 5 milioni con un ebitda del 10% e dà lavoro a 26 dipendenti. Una parte delle attività di stampaggio e di carpenteria leggera viene svolta da terzisti. La produzione sanitaria oggi occupa circa l’80% del giro d’affari. I veicoli ad uso sanitario hanno visto la luce nei primi anni ‘80. «Siamo un’azienda dinamica» spiega Grasso, e la produzione di ambulanze, Posti medici avanzati (Pma), ospedali mobili ha soppiantato l’attività originaria di impianti elettrici e trasformatori. Il Pma è un mezzo mobile che contiene una tenda sostitutiva di un ospedale, gruppi elettrogeni e letti per pazienti. Poi negli anni ‘90 nuova riconversione nei robot, conservando la produzione di veicoli sanitari e negli anni 2000 GGG inizia la produzione di autobus con tecnologia innovativa per 40 persone, di peso 600 kg, ottimale per diventare elettrici. Per ultimo il gruppo siciliano si è messo a costruire droni professionali che stanno in volo 10 ore e possono compiere 500 km.
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«Il nostro punto forte comunque, sono le ambulanze e le terapie intensive mobili» prosegue Grasso, «completamente autosufficienti, con acqua, luce, telefoni, ventilatori, ossigeno». GGG è una delle poche aziende italiane ai tempi del virus che invece di patire la crisi, aumenta la produzione e i ricavi. «Ma non l’utile - conclude Grasso - consideri che i sedili venivano prodotti da una selleria di Brescia: qualche settimana fa ci hanno comunicato di dover interrompere la fornitura perchè il coronavirus aveva costretto l’azienda a fermarsi, alcuni operai sono stati ricoverati. Così ci siamo dovuti rivolgere ad altri committenti, pagando prezzi molto più alti». La società gode di merito di credito, in questi giorni Intesa Sp e Banca Ifis stanno mettendo a punto due linee di credito di circa 1,650 milioni con disponibilità a supportare ulteriori incrementi legati al Covid-19.
Il Messaggero