Tutto ad un tratto i 7,5 miliardi stanziati dal governo fronteggiare l’emergenza del coronavirus non sembrano più tanti. Un miliardo di fatto è già...
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Indennizzare tutti, insomma, non sarà semplice. Quello che invece dovrebbe andare avanti è l’allargamento della Cassa integrazione guadagni e del Fondo per l’integrazione salariale, per dare una copertura a tutti i lavoratori che attualmente non ce l’hanno. Verrà in pratica introdotto uno strumento che, a differenza di quelli già esistenti, possa valere anche per le imprese con un solo lavoratore, un’operazione universale, unaCassa integrazione generalizzata per il periodo dell’emergenza. La nuova Cig in deroga, insieme al Fondo per l’integrazione salariale, dunque, copriranno tutti i settori, anche quelli che oggi non godono dell’ammortizzatore sociale come il turismo e l’agricoltura. Accederanno alla Cig anche le aziende che hanno esaurito il beneficio. L’avranno i lavoratori senza nemmeno più i limiti temporali di impiego. Sarà questa, insomma, la principale misura per affrontare l’emergenza. L’altro grande capitolo del decreto riguarda il rafforzamento del Fondo di garanzia per il credito alle imprese. Una misura fortemente chiesta anche dal settore bancario, che due giorni fa ha già fatto la sua parte garantendo una moratoria di un anno sui crediti delle imprese (sia della quota capitale che di quella interessi) su tutto il territorio nazionale.
C’è poi tutto il capitolo degli aiuti alle famiglie che si trovano a fronteggiare la chiusura delle scuole fino al 15 marzo (3 aprile nelle zone rosse). Il ministro della famiglia Elena Bonetti, ha proposto un rafforzamento dei congedi parentali. In pratica uno dei due genitori potrebbe rimanere a casa ad accudire i figli ottenendo comunque lo stipendio o parte di esso.
Uno strumento che potrebbe essere utilizzato graduandolo in base al reddito familiare. Ma sul tavolo ci sarebbero anche altre ipotesi, come l’utilizzo dei voucher per baby sitter, in modo da coprire con la misur aanche i lavoratori autonomi. Tutte le imprese stanno sperimentando lo smart working, cercando di limitare la presenza dei propri dipendenti negli uffici quando possibile. Il governo invece, ha deciso di non chiudere gli uffici pubblici. Anzi, alcune amministrazioni, hanno deciso di tenere aperti anche gli sportelli a contatto con il pubblico. Una decisione contestata dai sindacati come la Confsal-Unsa.
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Il Messaggero