Nuovi controlli sull'utilizzo anomalo di contanti, spesso anticamera di riciclaggio ed evasione da parte della criminalità organizzata. Si accenderà da settembre...
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E così banche, Poste e istituti di pagamento dovranno fornire alla Uif i nominativi di chi supera quel tetto, anche con più operazioni da oltre mille euro. La "comunicazione oggettiva" (questo il nome ufficiale) dovrà essere fatta su base mensile e non comporterà l'automatica segnalazione di operazione sospetta ma certo accenderà un faro da parte delle autorità di vigilanza. Le operazioni dovranno essere individuate considerando «tutte le movimentazioni di denaro effettuate dal medesimo soggetto, in qualità di cliente o di esecutore; le operazioni effettuate dall'esecutore sono imputate anche al cliente in nome e per conto del quale ha operato». Il primo invio dovrà essere effettuato entro il 15 settembre 2019 e riguarderà i dati riferiti ai mesi di aprile, maggio, giugno e luglio.
I contanti in Italia restano ancora molto usati, rispetto agli altri paesi europei, malgrado l'aumento di questi
anni degli strumenti di pagamento come carte di credito, bancomat e bonifici. La 'moneta di plasticà, ora anche
contactless e il mobile banking stanno facendo passi rilevanti. Ma oltre l'80% dei pagamenti resta eseguito in contanti con dei costi per le banche, gli utenti e sociali, basti pensare alla sicurezza necessaria per proteggere le filiali e i rischi per gli esercizi commerciali di tenere in cassa somme rilevanti di denaro. E poi c'è appunto l'aspetto riciclaggio: come rilevava di recente uno studio della stessa Uif, i contanti sono usati maggiormente al Sud per una questione di arretratezza finanziaria e tecnologica ma gli usi anomali sono concentrati al Centro Nord, laddove guarda caso l'economia muove risorse maggiori. «I risultati - si legge nello studio - mostrano che l'utilizzo di contante è negativamente correlato con il grado di sviluppo economico locale e con il grado di finanziarizzazione.
Al contrario, l'utilizzo del contante risulta correlato positivamente con le dimensioni dell'economia sommersa». E inoltre la distribuzione geografica, a livello di comuni e province, del rischio di riciclaggio «risulta coerente con la presenza delle principali organizzazioni mafiose, così come emerge dalle evidenze investigative, e positivamente correlata sia con misure del riciclaggio (le operazioni sospette segnalatealla Uif) sia con indicatori di attività criminale (le denunce di particolari reati)».
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Il Messaggero