Confcommercio taglia le stime del Pil. Sangalli: evitare gli aumenti dell'Iva

Confcommercio taglia le stime del Pil. Sangalli: evitare gli aumenti dell'Iva
CERNOBBIO Ogni anno, è l'allarme del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, l'Italia brucia 180 miliardi di Pil "a causa dei problemi strutturali della...

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CERNOBBIO Ogni anno, è l'allarme del presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, l'Italia brucia 180 miliardi di Pil "a causa dei problemi strutturali della nostra economia, con il sud sempre più distante dal resto del Paese". E proprio oggi che parte la nuova legislatura lancia un appello: "Serve un supplemeto di responsabilità da parte di politica, governo, forze sociali. Nel 2017 c'è stata un'accelerazione di molti indicatori economici, ma questa spinta sembra essersi già affievolita e la prima parte del 2018 manifesta alcuni segnali di rallentamento della ripresa. Alcune misure sono quindi indispensabili per una crescita più sostenuta e per creare condizioni di mercato più favorevoli per la competitività delle imprese".


TAGLIO ALLE STIME DEL PIL
Sangalli apre i lavori dei due giorni di forum a Cernobbio, sulle rive del lago di Como, segnalando al neonato governo "una priorità, due riforme e un'emergenza". La prima è la riduzione della pressione fiscale, il vessillo più sventolato dai candidati durante la campagna elettorale. Le riforme riguardano tasse e burocrazia, "che pesa sulle micro imprese per 33 miliardi di euro all'anno, 8.000 euro per ogni azienda". Infine quella che il presidente definisce "una grande emergenza: bisogna consentire agli oltre due milioni di imprese in regime di cassa il riporto delle perdite che oggi è permesso solo alle società di capitale". Proprio a causa di questi difetti strutturali irrisolti - dall'eccesso di burocrazia al carico fiscale, dalla carenza di legalità al problema di accessibilità territoriale e di qualità del capitale umano - la produttività rimane "la grande assente del sistema italiano da oltre vent'anni". E la situazione difficile permane: con una variazione del pil pari all'1,5% nel 2017, l'Italia ha archiviato il quarto anno consecutivo di ripresa, "tuttavia questo non deve indurre a entusiasmi eccessivi", mette in guardia il rapporto della confederazione generale delle imprese. Che conferma all'1,2% la proiezione di crescita del pil nel 2018, ma riduce di un decimo (rispetto alle previsioni di ottobre) all'1,1% quella per il 2019. Tagliate inoltre le stime di crescita dei consumi all'1% per il 2018 (da 1,1%) e allo 0,9% per il 2019 (sempre da 1,1%). "Intanto si è trattato di ripresa e non di crescita - si precisa nel rapporto - dove con quest'ultimo termine si vuole indicare una fase espansiva del ciclo economico che permette di superare i picchi raggiunti in precedenza in un arco di tempo comparabile con quello in cui si è verificata la recessione".

"NO AGLI AUMENTI DELL'IVA"

Questo non è accaduto, "e quindi è corretto limitarsi a definire ripresa l'attuale congiuntura favorevole". In secondo luogo, il prodotto interno lordo non ha mai raggiunto, dal 2014, cioè dall'inizio della fase di recupero dopo la crisi, un tasso di variazione tendenziale trimestrale, e annuale, attorno o superiore al 2%, "un target minimo per un riassorbimento abbastanza rapido della disoccupazione e di buona parte dell'area della povertà". La terza considerazione è la meno rassicurante. "Mentre è comprensibile il sentimento di speranza di migliorare nel 2018 le performance dell'economia nel complesso, emergono i primi segnali di rallentamento". L'ultimo quarto dell'anno scorso, si osserva, ha mostrato una variazione congiunturale dello 0,3% contro lo 0,4% del terzo trimestre. Non ha evidentemente giovato a sufficienza la crescita della produzione industriale in dicembre. "Alla luce di vari indicatori fra cui il calo della fiducia a gennaio e il rallentamento della crescita del valore aggiunto nei servizi, Confcommercio ritiene che il primo trimestre del 2018 potrebbe mostrare una variazione tendenziale al di sotto dell'1,4%, testimoniando l'apertura di una fase di raffreddamento dell'attività economica", rileva il rapporto. Da qui la pressante richiesta di Sangalli al nuovo governo: "La prima cosa che deve fare è evitare i già programmati aumenti delle aliquote Iva. Se le clausole non venissero disinnescate, dal primo gennaio 2019 avremmo 12,4 miliardi di euro di imposte aggiuntive. A quel punto potremo dire addio alla ripresa. Il rinvio, per motivi tecnici, di ogni decisione sulle clausole di salvaguardia non rassicura. C'è l'esigenza di una governabilità adeguata alle sfide che abbiamo di fronte".
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Il Messaggero