Un Codice Unico degli Affari per tutti i Paesi europei: la proposta di semplificazione per le imprese. L'iniziativa a Roma

L'iniziativa si è tenuta nella sede Europa Experience-David Sassoli di Roma, a cura dell’avvocato Antonio Biasi

Un Codice Unico degli Affari per tutti i Paesi europei: la proposta di semplificazione per le imprese
Tre messaggi: per Paolo Gentiloni, Commissario agli Affari economici della Commissione europea,  per Mario Draghi, incaricato dalla Commissione di delineare il...

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Tre messaggi: per Paolo Gentiloni, Commissario agli Affari economici della Commissione europea,  per Mario Draghi, incaricato dalla Commissione di delineare il futuro della competitività dell'industria Ue infine per Enrico Letta, incaricato dal Consiglio Ue di preparare un rapporto sul futuro del mercato unico. La richiesta è quella arrivare all’approvazione di un “Codice unico degli Affari” per tutti i Paesi europei, un Codice europeo delle imprese, che oggi affrontano ostacoli giuridici e spese legali altissime a causa di 27 legislazioni diverse.

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Gli obiettivi dell'iniziativa

L’iniziativa si è tenuta a Roma nella sede di Europa Experience-David Sassoli, in piazza Venezia, a cura dell’avvocato Antonio Biasi, Presidente dell’Associazione degli Amici del diritto continentale. L'obiettivo principale è portare il progetto all’attenzione della classe politica italiana e farlo diventare un progetto italiano, con l’appoggio di Francia, Germania e Spagna, dove già è avviato un lavoro politico e accademico.

Il Codice unico, applicabile a tutti gli Stati membri, è un insieme di norme di diritto commerciale, societario, civile, contrattuale, bancario, dell’economia e dei mercati finanziari, fiscale, del lavoro, della concorrenza e della proprietà intellettuale. Il testo è pronto, preparato da 100 esperti di vari Paesi, coordinati dall’Associazione Henri Capitant, che nel 2015 ha fatto nascere il progetto. È stato calcolato che le regole unificate potrebbero far crescere il commercio tra Stati membri del 35 per cento, con effetti positivi sull’innovazione, sulla crescita e sul potere d’acquisto degli europei.

L'impatto della semplificazione 

Stefania Craxi, Presidente della Commissione esteri e difesa del Senato ha affemato: «Il Codice unico, vale a dire una reale semplificazione delle norme, può avere un impatto reale sull’integrazione europea».

Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva alla Camera, aggiunge: «Il Codice unico ha come effetti l’attrazione degli investimenti e l’aumento della competitività. È un aiuto per i paesi più deboli, con lingue meno diffuse». Il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto ha inviato un messaggio: «Il mercato interno europeo deve essere tutelato e rafforzato contrastando squilibri a favore degli Stati membri che hanno maggiore leva fiscale e garantendo ‘level playing field’, parità di condizioni».

Il modello

Il modello del Codice europeo è anche quello del mercato Usa, che offre maggiori opportunità di finanziamento e di insediamento grazie a norme comuni di diritto commerciale, riunite nel Codice commerciale uniforme. Tanto che nel marzo 2021 gli Stati Uniti contavano 291 “unicorni” (aziende del valore di oltre 1 miliardo di dollari) e l’Unione Europea solo 72. E 10 anni dopo la loro creazione le start up americane hanno in media il doppio dei dipendenti di quelle europee.

I partecipanti

All’incontro hanno partecipato Philippe Dupichot, Presidente dell’Associazione Henri Capitant, Carlo Corazza, rappresentante in Italia del Parlamento europeo, Anne-Charlotte Gros, Direttore generale della Fondazione per il Diritto continentale, Carlos Garzarán, Fondazione Friedrich Neumann, Matthias Lehmann, Università di Vienna, Michele Gregoire, Libera Università di Bruxelles, Mauro Bussani, Università di Trieste, Christoph Roth, capo della Rappresentanza della Saarland all’Unione europea, Aldo Mancurti, Italconsult, Alberto Saravalle, Università di Padova, Niklas Uder, Segretario generale dell’Associazione tedesca per l’unificazione del Diritto di affari in Europa, Valerio Valla, Ceo studio Valla, l’ambasciatore Piero Benassi.

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Il Messaggero