«Il Codice degli appalti rappresenta un ulteriore passo nel tentativo di sbloccare i tanti lavori fermi da troppo tempo in Italia». Lo ha affermato il...
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Dopo il primo sì dello scorso 3 marzo, il governo ha dato il via libera definitivo al provvedimento che ha dovuto tenere conto dei pareri della Conferenza Stato-Regioni, del Consiglio di Stato e delle commissioni Lavori pubblici del Senato e Ambiente della Camera.
Con il nuovo codice degli appalti «abbiamo chiuso le strade alla corruzione: questo governo sta lavorando con determinazione e dedizione non voglio dire sconosciuti prima. La lotta alla corruzione è una priorità, siamo assolutamente in prima fila», ha rilevato ancora il premier.
«Ritorna centrale il progetto e la qualità degli operatori. E anche la programmazione delle opere sulla base della loro utilità. Si supera la legge obiettivo in cui tutto era urgente e prioritario e torniamo a una sana e pragmatica concretezza», ha detto il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio al termine del Consiglio dei ministri. «È la rivoluzione della normalità», ha proseguito. «C'è anche una nuova norma sulle concessioni: il rischio operativo è in capo al privato, il privato si prende i rischi. Sappiamo - ha continuato - che per sbloccare le opere bisognava riformare le regole e questo è quello che abbiamo fatto con il codice degli appalti».
«Inseriamo il principio del "dibattito pubblico" con la certezza dei tempi. Se vogliamo fare una grande opera coinvolgiamo la popolazione ma con tempi certi», ha continuato Renzi.
«Passare da 660 articoli e 1500 commi a 217 articoli è una cosa enorme. Fosse tutto così il sistema italiano avremmo una semplificazione grandissima», ha detto ancora Renzi.
«Noi siamo fieri del lavoro dell'Anac. L'Anac l'abbiamo voluta noi e siamo impegnatissimi affinché abbia tutte le risorse per farla funzionare bene», ha detto ancora Renzi, rispondendo a una domanda dei cronisti sulle risorse per l'Autorità anti corruzione.
Nel codice in questione, «noi abbiamo seguito le indicazioni del Parlamento» e il codice andava riformato prevedendo una «invarianza di spesa». Dunque «non è un problema di spending, non è governo che ha deciso così ma la previsione parlamentare che ci impedisce» di prevedere nuove risorse nel codice in questione. «Dopodiché verificheremo e siamo sempre al fianco dell'Anac». Ma «non è il codice appalti - ha aggiunto il ministro Graziano Delrio - il luogo per risolvere questi problemi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero