Conti Individuali di Risparmio (CIR). Una novità nel settore dei titoli di Stato per ricominciare a riportare gli investitori sui mercati dei titoli di stato italiani, sui...
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Lo strumento, dicono, potrebbe rivoluzionare il mercato del risparmio italiano: da una parte rispondere all'esigenza di stabilità degli istituti di credito e dall'altra garantire a tutti i cittadini, anche quelli non dotati di patrimoni milionari, strumenti semplici in cui investire i propri risparmi.
I CIR dovrebbero replicare i Piani di Risparmio (PIR), con lo scopo di rilanciare l'acquisto dei bond governativi. Il quotidiano che ha consultato il documento spiega che l'oggetto dell'investimento in CIR dovrebbero essere i "titoli di Stato e similari emessi, al fine del consolidamento, miglioramento e sviluppo delle infrastrutture" con "vincolo di acquisto all'emissione e possesso fino a scadenza".
Guardando alle cifre. Le somme da investire in CIR arrivano fino a 3mila euro annui" e non potranni eccedere i "90mila euro complessivi". A fronte di questo, il regime fiscale dovrebbe prevedere la "non imponibilità dei rendimenti", la "deduzione del 23% sul massimo di 3mila euro annui che matura nell'anno dell'acquisto dei titoli e l'irrilevanza ai fini IRPEF delle eventuali plusvalenze e minusvalenze" nonché "l'inapplicabilità dell'imposta di donazione e successione a condizione che le somme non vengano distratte per almeno 18 mesi".
Uno strumento in fase embrionale che tuttavia presenta anche il rovescio della medaglia. I tecnici si chiedono infatti se sarà in grado di attirare l'attenzione dei risparmiatori italiani in un periodo in cui anche i BTP non sembrano andare di moda. Tanto che il rendimento del titolo si stato decennale è arrivato al 3,51%. Livello che non toccava dal 2014.
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Il Messaggero