Risparmi, i chip come il petrolio: caccia alla “protezione”

Risparmi, i chip come il petrolio: caccia alla “protezione”
Una volta era il petrolio l’assicurazione per eccellenza contro certi sconvolgimenti geopolitici. Ascolta: Energia e bollette, l'inverno che verrà:...

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Una volta era il petrolio l’assicurazione per eccellenza contro certi sconvolgimenti geopolitici.

Ora il potere dei chip, fa di questa commodity del futuro la più strategica del mondo. E quindi anche una scommessa ideale per le strategie multi-asset, che si somma alla loro crescente importanza nei prodotti di investimento sostenibili su misura, dice Arnout van Rijn di Robeco. Del resto, i chip sono ormai una commodity a sé, fondamentale per le energie rinnovabili, l’elettrificazione dei trasporti e le reti intelligenti. E non a caso negli ultimi 12 mesi i produttori di chip hanno guadagnato il 30% in Borsa, ben più di quanto fruttato dagli indici azionari globali (+18%). Con il Philadelphia Semiconductor Index che ha guadagnato ancora di più (+40%). Non solo. Il potere dei tanto cruciali semiconduttori per la transizione energetica, tra pannelli solari, veicoli elettrici, inverter e dispositivi di stoccaggio, è anche nella loro rilevanza storica. Mentre un tempo si combattevano guerre per l’oro, il rame e il minerale di ferro, oggi ci sono le contese per il litio e il cobalto tanto fondamentali per la produzione di batterie. E non sono certo trascurabili le tensioni tra Usa e Cina proprio sull’accesso ai chip. Il punto è che pur essendo ormai beni di prima necessità per l’economia mondiale, i semiconduttori concentrano la loro produzione in Asia.

Gli Stati Uniti e l’Europa hanno una posizione solo marginale. E questo ha fatto scattare la corsa alle forniture. Non solo di energia quindi, ma anche di chip. Con l’aria che tira nel commercio mondiale, è troppo rischioso affidarne la produzione a un soggetto esterno, tanto più se di Taiwan, un’isola rivendicata dalla Cina. L’Ue ha quindi puntato sul Chips Act oltre 43 miliardi per tornare al 20% della produzione globale di chip dall’attuale 10%, Intel costruirà due fabbriche in Germania per 30 miliardi, compresi 10 di sovvenzioni, mentre TSMC investirà 40 miliardi in Arizona. Samsung spenderà 17 miliardi, ma non ha ancora piani per l’Europa. E anche l’Italia è a caccia di investimenti esteri. Quindi, bisogna puntare senza esitazione sui chip? I prezzi sono saliti già molto. Ma l’importanza strategica a lungo termine del settore giustifica un premio oltre la media storica per le imprese che hanno una proprietà intellettuale difendibile. Ma «è auspicabile la nascita di un mercato dei futures sui chip di memoria» per diversificare il portafoglio e proteggerlo come un tempo faceva il petrolio.

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Il Messaggero