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Non solo aiuti a fondo perduto e tasse rinviate: per le imprese più in affanno il 2021 potrebbe aprirsi con l'esonero di parte delle imposte rinviate nei mesi più duri della pandemia, grazie a un apposito fondo 'cancella-tasse' spuntato all'ultimo nel decreto Ristori quater. Un pacchetto fiscale che guarda anche alle famiglie, con il rinvio dei pagamenti della rottamazione e del saldo e stralcio e un sistema più flessibile per le rate, per alleggerire il peso del fisco ai contribuenti più in difficoltà. Con il quarto decreto in poco meno di due mesi il governo ha dirottato circa 18 miliardi sui nuovi aiuti anti-crisi, compreso il rinnovo della Cig Covid e delle indennità per i lavoratori più precari, dallo sport alla cultura agli stagionali del turismo.
Il provvedimento, in Gazzetta Ufficiale nella notte dopo una approvazione sempre in notturna, conclude gli interventi di quest'anno per tamponare i danni economici dell'epidemia, e sarà seguito da un decreto 'finale', a inizio 2021, che consentirà di estendere i ristori a tutte le attività con perdite indipendentemente dalle chiusure per Dpcm, e di riequilibrare i contributi per quelle attività 'stagionalì magari più penalizzate ma con una caduta degli incassi meno evidente seguendo il parametro del confronto aprile 2020 su aprile 2019.
Nel frattempo avanzano i tentativi di aiutare le attività produttive, anche con gli emendamenti alla manovra, che è all'esame della Camera e si incrocerà con il pacchetto Ristori al vaglio del Senato: Italia Viva, con una proposta a prima firma del presidente della commissione Finanze Luigi Marattin, si fa portavoce della battaglia - condivisa con le opposizioni - per ripristinare la cedolare secca anche per i negozi. Una misura che Confedilizia chiede da quando non è stata rinnovata, all'inizio dell'anno, ricordando i risultati positivi in termini di emersione del nero già ottenuti con la cedolare sugli affitti abitativi.
Il Movimento 5 Stelle, a firma del vicepresidente della commissione Attività produttive Andrea Giarrizzo, punta invece sul Mezzogiorno e sul «south working» di cui molto si è parlato a partire dai mesi del lockdown. La proposta è quella di incentivi e decontribuzione per i datori di lavoro che consentono il lavoro agile dalle Regioni del Sud e dalle aree interne, per rimediare allo spopolamento e permettere «un flusso contrario di lavoratori anche molto specializzati» dal Nord al Sud o dai grandi centri alle campagne dell'entroterra.
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