Buoni pasto, si apre uno spiraglio di speranza nella guerra che rischia di lasciare a digiuno oltre un milione di statali. La Consip ha annunciato che verrà avviata...
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Allarme rientrato? Non proprio. La Pubblica amministrazione spende annualmente circa 1,2 miliardi di euro per acquistare i buoni pasto da distribuire ai propri dipendenti. L'attuale quadro normativo prevede però che vi sia interdipendenza tra lo sconto offerto alla Pa dall'emettitore dei buoni pasto per aggiudicarsi le gare bandite da Consip per la loro fornitura e la commissione che può praticare sull'esercente per rientrare dei costi, che si lamenta. Per riequilibrare la situazione senza scontentare gli emettitori servirà tuttavia il bilancino.
L'Associazione nazionale delle società emettitrici di buoni pasto, l'Anseb, riconosce che il sistema debba essere rivisto, ma sottolinea anche che il mercato del buono pasto è in crescita e plaude all'innalzamento del valore defiscalizzato dei buoni pasto elettronici a 8 euro. Ma anche in questo caso, gli esercenti ribadiscono che tra commissioni e oneri finanziari legati all'utilizzo dei Pos sono loro pagare il conto alla fine. Consip ha annunciato che avvierà una ricognizione sul meccanismo di funzionamento del sistema dei buoni pasto finalizzata a valutare il grado di soddisfazione dei diversi operatori, per garantire «una congrua remunerazione per le società emettitrici che erogano servizi di piattaforma di intermediazione tra fruitori ed esercenti e la convenienza economica per gli esercenti di accettare una commissione sul valore nominale del buono pasto a fronte di un più ampio bacino di clienti».
Si stima che nel 2019 siano stati emessi in Italia 500 milioni buoni pasto, di cui 175 milioni acquistati dalle pubbliche amministrazioni. In totale ogni giorno 2,8 milioni di lavoratori pubblici e privati spendono i ticket. Nel complesso, calcola la Federazione italiana pubblici esercizi, la Pubblica amministrazione versa ogni anno circa 1,2 miliardi di euro per acquistare i buoni pasto da distribuire ai propri dipendenti, ma di questi solo 700 milioni di euro finiscono nelle tasche degli esercenti tra commissioni e oneri finanziari.
Le attuali gare rispettano tuttavia le normative previste dal decreto correttivo del Codice appalti che ha introdotto appunto il vincolo che impone l’interdipendenza tra lo sconto offerto alla Pa e la commissione applicata agli esercenti. Per portare giù le commissioni si potrebbe per esempio premiare con un maggior punteggio qualitativo le società emettitrici che s'impegnano a tenerle basse, mettendole in condizione così di vincere le gare senza erodere eccessivamente il valore nominale del buono pasto. Ma al momento questa è solo una delle ipotesi al vaglio.
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Il Messaggero