Btp Futura, domanda a 5,7 miliardi: tassi definitivi restano compresi fra 0,35% e 1%

Btp Futura, domanda a 5,7 miliardi: tassi definitivi restano compresi fra 0,35% e 1%
Oltre 5,7 miliardi di euro collocati e più di 123.000 contratti sottoscritti: si è conclusa così la seconda emissione del Btp Futura novembre 2028, con...

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Oltre 5,7 miliardi di euro collocati e più di 123.000 contratti sottoscritti: si è conclusa così la seconda emissione del Btp Futura novembre 2028, con scadenza ridotta a otto anni dai dieci della prima emissione di luglio. Lo comunica il Mef, che ha lasciato i tassi cedolari annui nominali definitivi del titolo dedicato al finanziamento delle misure per fronteggiare l'emergenza Covid-19 ai livelli minimi comunicati in precedenza: rispettivamente a 0,35% per i primi tre anni, 0,60% per i successivi tre anni e 1% per i restanti due anni di vita del titolo. L'importo emesso è stato pari a 5.711,308 milioni di euro e coincide con il controvalore complessivo dei contratti di acquisto validamente conclusi alla pari sul Mot (il Mercato Telematico delle Obbligazioni e Titoli di Stato di Borsa Italiana) attraverso le due banche dealer Intesa Sanpaolo e Unicredit durante il periodo di collocamento, che è iniziato il 9 novembre 2020 e si è concluso alle 13 di oggi con Banca Akros e Banca Sella come co-dealer.

La domanda - spiega il Tesoro in una nota - «è stata molto sostenuta il primo giorno sia per controvalore che per numero di contratti, registrando poi un fisiologico calo nel corso delle successive giornate di contrattazione». Nelle cinque giornate di collocamento sono stati conclusi 123.717 contratti con un taglio medio di 46.164,29 euro. Circa il 58% dei contratti è stato di importo inferiore ai 20.000 euro, mentre se si considerano i contratti fino a 50.000 euro, si arriva circa all'85% del totale.

Pur in assenza di dati puntuali - spiega la nota del Mef - «si può desumere che la partecipazione di investitori retail sia stata prevalente rispetto a quella del private banking (con una quota di rispettivamente 54 per cento e 46 per cento)». All'interno della quota sottoscritta da investitori retail, si stima che circa il 63% «abbia inoltrato l'ordine attraverso le filiali delle reti bancarie (sia recandosi fisicamente in filiale sia inoltrando l'ordine a distanza), mentre circa il 37 per cento attraverso l'home banking». La quasi totalità degli ordini risulta provenire da investitori domestici (circa il 96%).

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Il Messaggero