Brexit, May gioca la carta dimissioni. Per Westminster nessun piano B

Brexit, May gioca la carta dimissioni. Per Westminster nessun piano B
(Teleborsa) - Pur di "assicurare una Brexit ordinata" Theresa May si è detta pronta a lasciare l'incarico in cambio del sì all'accordo siglato con l'Ue e, al momento, per...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
(Teleborsa) - Pur di "assicurare una Brexit ordinata" Theresa May si è detta pronta a lasciare l'incarico in cambio del sì all'accordo siglato con l'Ue e, al momento, per Westminster non c'è nessun piano B. Ieri sera la Camera dei Comuni ha, infatti, bocciato tutte le 8 proposte parlamentari sulla Brexit alternative all'accordo di divorzio raggiunto dalla premier britannica lo scorso novembre e poi non ratificato dal Parlamento in due successive occasioni.


Ogni singola opzione, dal divorzio soft al no deal al secondo referendum, sottoposta a voto indicativo come alternativa potenziale ha ottenuto più no che sì. Le due più votate sono state quella a favore di un referendum bis su qualunque tipo di Brexit promosso dalla ex ministra laburista Margaret Beckett, con 268 sì, ma 295 no, e quella del conservatore moderato Kenneth Clarke che propone la permanenza del Regno Unito nell'unione doganale dopo una Brexit soft, con 264 sì e 272 no, la più vicina alla maggioranza. Saranno queste – come confermato ieri dallo speaker della Camera, John Bercow, fra le proteste dei banchi conservatori – le alternative "meno sgradite" ad andare al ballottaggio previsto lunedì.

Sulla base del rinvio concesso la settimana scorsa dal Consiglio europeo alla premier Tory, intanto, la Camera dei Comuni britannica, con 441 voti favorevoli e 105 contrari, ha approvato la modifica della data della Brexit. Dal 29 marzo, la breve proroga, entrata ora in vigore formalmente, sposta l'uscita del Regno Unito dall'Ue al 22 maggio ma solo a patto dell'approvazione, entro venerdì prossimo, dell'accordo di divorzio raggiunto a suo tempo dalla May con Bruxelles. In caso di "no deal" la dead line è, invece, il 12 aprile. Ma, nel primo caso sull'autorizzazione al terzo tentativo di ratifica resta il problema dei paletti. Bercow ha ribadito che, dopo le due bocciature precedenti, un nuovo voto entro venerdì è possibile solo se la mozione avrà contenuti "sostanzialmente diversi".

"Ho capito che c'è voglia di un approccio diverso e di una nuova leadership per la seconda fase dei negoziati e non mi opporrò ma chiedo a tutti i presenti in questa stanza di sostenere l'accordo così che possiamo portare a termine il nostro dovere storico: attuare la decisione del popolo britannico e lasciare l'Unione Europea con un'uscita lineare e ordinata", è l'accorato appello rivolto, in extremis dalla May ai parlamentari britannici.











Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero