Brexit, Johnson placa la rivolta Tory sull'Internal Market Bill: ultima parola al Parlamento

Brexit, Johnson placa la rivolta Tory sull'Internal Market Bill: ultima parola al Parlamento
(Teleborsa) - L'Internal Market Bill andrà avanti con il "timbro finale" del Parlamento. Boris Johnson ha infatti accolto le richieste del gruppo di deputati britannici che si...

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(Teleborsa) - L'Internal Market Bill andrà avanti con il "timbro finale" del Parlamento. Boris Johnson ha infatti accolto le richieste del gruppo di deputati britannici che si erano ribellati e avevano chiesto, in nome della difesa della "Rule of Law", di rispettare le prerogative dell'organo di rappresentanza e di lasciare ai deputati l'approvazione del controverso disegno di legge che viola il trattato con l'Unione europea sull'Irlanda firmato ormai quasi un anno fa.


La nuova intesa all'interno del campo Tory non cambia lo stallo nei negoziati per Brexit con l'Unione europea. Con ogni probabilità la legge verrà comunque approvata – difficile immaginare un voto contrario di una maggioranza in Parlamento ancora fedele a Johnson – spianando di fatto alle azioni legali annunciate dall'Unione europea qualora Londra non ritiri il disegno di legge entro la fine del mese. Cambierà l'esecutore – dal Governo al Parlamento appunto – ma non la sostanza per quella che a Bruxelles hanno già definito una "grave azione".

Per i vertici europei l'Internal Market Bill, mina la fiducia nei confronti del Paese nel corso di questi delicati negoziati per Brexit e la stabilità del confine tra Irlanda del Nord e Irlanda dopo il 31 dicembre 2020, data che segnerà la fine dei negoziati e l'uscita ufficiale della Gran Bretagna dall'Unione europea.

Nell'approvazione del controverso disegno di legge, infatti, il Regno Unito farebbe saltare due punti importanti di quel protocollo: verrebbero cancellati i controlli doganali preventivi di tutti i beni che dalla Gran Bretagna vanno in Irlanda del Nord (e viceversa), pensati anche per proteggere l'integrità del mercato unico europeo, e il regime sugli aiuti di Stato in Irlanda del Nord, che secondo quell'accordo di divorzio devono seguire le regole dell'Unione europea per almeno 4 anni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero