Brexit, intesa incerta. L'Europa prepara piani di emergenza

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(Teleborsa) - Cresce lo scetticismo a Bruxelles sulla possibilità di giungere all'atteso accordo commerciale con il Regno Unito e avanza lo spettro del No deal. "Barnier in...

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(Teleborsa) - Cresce lo scetticismo a Bruxelles sulla possibilità di giungere all'atteso accordo commerciale con il Regno Unito e avanza lo spettro del No deal. "Barnier in questa fase, non è stato in grado di dire se un accordo sia possibile. Il tempo è agli sgoccioli e ci sono solo pochi giorni per ulteriori negoziati. Se Londra non prenderà le decisioni necessarie, velocemente, raggiungere un accordo sarà impossibile". Questo il commento degli ambasciatori degli Stati presso la Ue trapelato al termine dell'incontro con il negoziatore capo europeo Michel Barnier. Attualmente, secondo quanto riferiscono i diplomatici, vi sarebbero ancora "ampie distanze su pesca, governance e level playing field". Per questo motivo – si apprende da fonti Ue – "gli ambasciatori hanno chiesto alla Commissione europea di presentare con urgenza i piani di emergenza per un No deal".


Se il negoziatore britannico David Frost ritiene un accordo "ancora possibile", per Barnier, ripartito questa sera per Londra, non sarebbe lontano il momento di prendere o lasciare.

Nell'incertezza data dall'attuale scenario che vede il rischio No deal sempre più concreto in Gran Bretagna cresce tra i consumatori la paura dell'arrivo di dazi e ostacoli amministrativi e doganali alle esportazioni, che scatterebbero con il nuovo status di Paese Terzo rispetto all'Unione Europea. Un rischio che ha scatenato una corsa agli acquisti facendo schizzare le esportazioni italiane di cibo e bevande Made in Italy in Gran Bretagna dove – in netta controtendenza con l'andamento stagnante del commercio estero per emergenza Covid –, secondo quanto rileva la Coldiretti, si è registrato un balzo record del 5,2%. L'Italia – precisa la Coldiretti – ha importanti relazioni nell'agroalimentare con forniture che nel 2019 hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro, con una tendenza all'aumento nei primi otto mesi del 2020, che classificano la Gran Bretagna al quarto posto tra i partner commerciali del Belpaese nel settore. Dopo il vino, che complessivamente ha fatturato nel 2019 sul mercato inglese quasi 771 milioni di euro, spinto dal Prosecco Dop, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna ci sono i derivati del pomodoro, la pasta, i formaggi (con un flusso del valore di 85 milioni di euro solo per Grana Padano e Parmigiano Reggiano) e l'olio d'oliva.






(Foto: Neil Hall / Ansa) Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero