Bonomi: «Taglio al cuneo e salari giusti. Fondo Ue per il green». Ora Confindustria vuole l’India al G7

Il presidente degli industriali: «L’Europa torni allo spirito unitario della fase Covid»

No al salario minimo per legge, perché da solo non serve. Sì a un taglio del cuneo fiscale che possa diventare strutturale e a misure che spingano gli investimenti....

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No al salario minimo per legge, perché da solo non serve. Sì a un taglio del cuneo fiscale che possa diventare strutturale e a misure che spingano gli investimenti. No a riforme istituzionali divisive a causa di «veti e bandierine» dei partiti. Sì a un fondo comune europeo per affrontare in condizioni di parità tra i vari Stati la sfida della transizione ecologica. In un’assemblea di Confindustria che ha visto la presenza dei massimi vertici istituzionali, il presidente Carlo Bonomi ha suddiviso il proprio messaggio tra la relazione vera e propria, dedicata soprattutto ai grandi temi dello scenario internazionale e a una riflessione sullo stato di salute della democrazia nel mondo, e la conferenza stampa in cui sono stati affrontate le materie di più stretta attualità.

Confindustra, standing ovation per Mattarella all'assemblea annuale

LA PLATEA

In platea, all’Auditorium Parco della Musica, Sergio Mattarella, Giorgia Meloni, Ignazio La Russa, Lorenzo Fontana, più ministri, banchieri, imprenditori, esponenti dei partiti politici. Il tema degli stipendi è spuntato nella parte finale della relazione. Dopo aver ribadito che il settore industriale negli ultimi anni ha avuto dinamiche retributive superiori a quelle del resto dell’economia, il presidente di Confindustria ha spostato l’attenzione sul concetto di “salario giusto” evocato anche nella Costituzione. Per poi osservare che «la mera introduzione di un salario minimo legale non risolverebbe né la grande questione del lavoro povero, né la piaga del dumping contrattuale». A meno di prevedere contemporaneamente «un insieme di misure volte a valorizzare la rappresentanza».

Quanto alla manovra, l’indicazione è «lavorare e concentrarsi su tre cose»: redditi delle famiglie con il taglio strutturale del cuneo, spinta agli investimenti e riforme. «Il governo ha fatto un taglio del cuneo in corso d’anno, congiunturale perché altro era impensabile in corso d’anno» ha ricordato Bonomi auspicando che «il governo lo renda strutturale in questa legge di bilancio». Con quali risorse? «Le imprese sono pronte a rinunciare a tutti i 14 miliardi di tax expenditure se tutte queste risorse vanno al taglio del cuneo fiscale». Il numero uno degli imprenditori ha proseguito: «Come secondo punto dobbiamo lavorare sul rilancio degli investimenti, crollati negli ultimi trimestri, dobbiamo stimolare sia pubblici che privati». Per quelli privati lo strumento è il credito d’imposta, sui pubblici «abbiamo uno strumento straordinario, il Pnrr, che va scaricato a terra subito». Terzo punto sono le riforme. Quelle economiche che servono «a rendere il Paese più efficiente e inclusivo». E quelle istituzionali a proposito delle quali però gli industriali preferiscono, per il momento, non entrare nel merito. L’invito, che nasce da un richiamo storico alla Costituzione, è piuttosto a evitare «veti e bandierine» in nome di una «efficace democrazia governante». Non manca l’occasione di bocciare l’ulteriore rialzo dei tassi deciso dalla Bce: «Non è che alzando i tassi risolvi automaticamente l’inflazione, ci sono anche altri strumenti». No anche alla tassa sugli extra-profitti bancari: «Mettere una tassa su una riga di bilancio è un prelievo forzoso». Mentre avrebbe senso un «contributo di solidarietà» destinato ai clienti degli istituti o alla spesa sociale.

IL PERCORSO

Grande spazio, come detto ai temi internazionali. Agli equilibri che dovrebbero cambiare, anche in sede di G7, per tener conto di realtà come l’India e l’Africa. Ma anche all’orizzonte europeo. La Ue aveva fatto «un grande balzo in avanti» di fronte alla minaccia del Covid. Con l’acquisto congiunto dei vaccini, con il fondo Sure a sostegno dei lavoratori investiti dalla crisi, e soprattutto con i 750 miliardi del Next Generation Eu. Ma - ha osservato il presidente di Confindustria - questo percorso si è poi interrotto. Intanto nuove sfide si sono materializzate: soprattutto quella della transizione energetica, con «stringenti obiettivi di contenimento delle emissioni» che però non dispongono di una «dotazione finanziaria comune». Francia e Germania hanno risorse di bilancio ben superiori a quelle delle nostro Paese e possono sostenere le proprie imprese con «massicci aiuti di Stato». Allora secondo Viale dell’Astronomia ci sono due alternative. O «dopo le prossime elezioni europee l’Unione europea sarà in grado di riprendere il cammino di maggiore integrazione» oppure «bisognerà correggere al ribasso l’accelerazione degli obiettivi e degli investimenti necessari».

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Il Messaggero