«L'Europa è imprescindibile», è «la nostra casa comune». Così il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha aperto...
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All'assemblea annuale di Confindustria i leader della nuova potenziale maggioranza di Governo, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, non hanno partecipato. Sono invece intervenuti, tra gli altri, il capo economista della Lega, Claudio Borghi, il segretario Pd, Maurizio Martina e il capogruppo dei Democratici alla Camera, Graziano Delrio, la capogruppo Fi a Montecitorio, Maria Stella Gelmini.
Questa dell'Europa, prosegue Boccia, «è la discriminante per una Confindustria non protezionistica e che non si vuole chiudere in piccole rendite di posizione, ma vuole affermare che l'Italia vince e avanza con l'Europa e dentro l'Europa». E, quindi, «conquistando la legittimazione ad essere ascoltati con la ragionevolezza delle proposte e la coerenza dei comportamenti. Con una presenza costante e competente nei luoghi dove si decide. Con l'autorevolezza e la forza di una grande economia e di un grande Paese industriale». Il presidente di Confindustria rimarca, inoltre, i punti su cui agire «fin da subito», dagli investimenti infrastrutturali alle risorse per ricerca e innovazione. «E non - dice - su un'inutile battaglia per avere qualche decimale in più di flessibilità: risorse per fare più deficit e più debito». Debito pubblico che, aggiunge, «rimane il nostro nemico». E, prosegue Boccia, «occorre rovesciare il principio del Patto di stabilità e crescita perché è la crescita che garantisce la stabilità e non il contrario».
«Il nostro nemico rimane il debito pubblico - continua - Per questo occorre una politica che rassicuri sulla sua graduale riduzione creando le condizioni per la crescita. Questo significa uscire dalla doppia incertezza: europea e internazionale da una parte, italiana dall'altra». «Meno enfasi sulle pensioni e più sul lavoro che deve riacquistare una centralità assoluta - aggiunge poi il presidente di Confindustria - Vogliamo un Paese che si incammini per la strada maestra del lavoro, prima di tutto ai giovani, e non prenda scorciatoie per quanto allettanti, che possono solo condurre in vicoli ciechi», dice, aggiungendo come il lavoro abbassi anche «il bisogno di garantire chi un reddito non riesce a procurarselo». «Non bisogna mai più consentire che fallisca chi ha crediti certi verso la pubblica amministrazione, ancorché non pagati - dice - È un atto di inciviltà e di abuso». Poi Vincenzo Boccia ricorda dal palco dell'assemblea degli industriali la figura di Sergio Bramini, l'imprenditore fallito causa Stato a cui nei giorni scorsi hanno confiscato la casa e al quale hanno fatto visita sia il leader M5S, Luigi Di Maio che il leader della Lega, Matteo Salvini. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero