Boccia. «Europa imprescindibile, cambiarla da dentro»

Boccia. «Europa imprescindibile, cambiarla da dentro»
«L'Europa è imprescindibile», è «la nostra casa comune». Così il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha aperto...

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«L'Europa è imprescindibile», è «la nostra casa comune». Così il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha aperto l'assemblea annuale, convocata dopo il voto che ha ridisegnato le presenze politiche in Parlamento. Il presaidente sostiene che l'Italia «deve far sentire la sua voce a Bruxelles» e «difendere gli interessi» propri, ma per farlo «diciamo forte e chiaro che c'è un aspetto sul quale non arretriamo e rivendichiamo una posizione di parte: si tratta dell'Europa». Così come sull'euro. Dunque, l'Italia «deve sentirsi a pieno titolo parte del gruppo di testa di questa Europa, che va cambiata, sì, ma dal di dentro».


All'assemblea annuale di Confindustria i leader della nuova potenziale maggioranza di Governo, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, non hanno partecipato. Sono invece intervenuti, tra gli altri, il capo economista della Lega, Claudio Borghi, il segretario Pd, Maurizio Martina e il capogruppo dei Democratici alla Camera, Graziano Delrio, la capogruppo Fi a Montecitorio, Maria Stella Gelmini. I vertici di Palazzo Madama e Montecitorio sono stati rappresentati dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, e dai vice presidenti della Camera Mara Carfagna ed Ettore Rosato (il presidente Roberto Fico è impegnato a Palermo per le iniziative della Giornata contro le mafie).

Questa dell'Europa, prosegue Boccia, «è la discriminante per una Confindustria non protezionistica e che non si vuole chiudere in piccole rendite di posizione, ma vuole affermare che l'Italia vince e avanza con l'Europa e dentro l'Europa». E, quindi, «conquistando la legittimazione ad essere ascoltati con la ragionevolezza delle proposte e la coerenza dei comportamenti. Con una presenza costante e competente nei luoghi dove si decide. Con l'autorevolezza e la forza di una grande economia e di un grande Paese industriale». Il presidente di Confindustria rimarca, inoltre, i punti su cui agire «fin da subito», dagli investimenti infrastrutturali alle risorse per ricerca e innovazione. «E non - dice - su un'inutile battaglia per avere qualche decimale in più di flessibilità: risorse per fare più deficit e più debito». Debito pubblico che, aggiunge, «rimane il nostro nemico». E, prosegue Boccia, «occorre rovesciare il principio del Patto di stabilità e crescita perché è la crescita che garantisce la stabilità e non il contrario».


«Il nostro nemico rimane il debito pubblico - continua - Per questo occorre una politica che rassicuri sulla sua graduale riduzione creando le condizioni per la crescita. Questo significa uscire dalla doppia incertezza: europea e internazionale da una parte, italiana dall'altra». «Meno enfasi sulle pensioni e più sul lavoro che deve riacquistare una centralità assoluta - aggiunge poi il presidente di Confindustria - Vogliamo un Paese che si incammini per la strada maestra del lavoro, prima di tutto ai giovani, e non prenda scorciatoie per quanto allettanti, che possono solo condurre in vicoli ciechi», dice, aggiungendo come il lavoro abbassi anche «il bisogno di garantire chi un reddito non riesce a procurarselo». «Non bisogna mai più consentire che fallisca chi ha crediti certi verso la pubblica amministrazione, ancorché non pagati - dice - È un atto di inciviltà e di abuso». Poi Vincenzo Boccia ricorda dal palco dell'assemblea degli industriali la figura di Sergio Bramini, l'imprenditore fallito causa Stato a cui nei giorni scorsi hanno confiscato la casa e al quale hanno fatto visita sia il leader M5S, Luigi Di Maio che il leader della Lega, Matteo Salvini.
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Il Messaggero