ROMA Se ancora c'erano dubbi sulla volontà di affidare a Ignazio Visco un nuovo mandato alla guida della Banca d'Italia, la nota diffusa ieri da Palazzo Chigi nella...
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NÉ CONFERME NÉ SMENTITE
Da Via Nazionale, come è nello stile della casa, non giungono conferme né smentite; difficile però immaginare un diniego di fronte all'esplicito incoraggiamento a proseguire del Colle e di Palazzo Chigi. Del resto l'economia del Paese, che pure mostra segni tangibili di ripresa non più solo congiunturale, per bocca dello stesso Visco richiede ancora niente scosse e nuove iniziative di sostegno affinché il flusso positivo divenga strutturale. Perciò un cambio in corsa, peraltro quando il sistema bancario ha da poco imboccato la strada dell'equilibrio dopo un triennio a dir poco tribolato, getterebbe una luce obliqua sull'operato della Banca d'Italia. Ancor peggio se la successione avvenisse con l'innesto di una figura dall'esterno: il Consiglio Superiore dell'Istituto - snodo essenziale nel procedimento di nomina dei governatori e dell'alta dirigenza - quasi certamente si schiererebbe contro, volendo assicurare continuità negli indirizzi sin qui perseguiti. Un'eventualità, lo scontro con il Consiglio Superiore, che nessun premier potrebbe permettersi, di sicuro non in questa fase, per lo sconquasso che ne seguirebbe sui mercati di fronte alla minaccia di dimissioni in massa, come già accadde nel 2011.
ISPETTORI NEL MIRINO
Dunque, a meno di contrordini che per il momento non si intravedono, la parola passa al governatore Visco. Il quale dovrà comunque attrezzarsi, perché i primi mesi del nuovo mandato non saranno di sicuro una passeggiata. Le indiscrezioni che trapelano da ambienti vicini alla Commissione d'inchiesta sui dissesti bancari lasciano infatti presumere un pressing particolarmente serrato da parte delle le opposizioni parlamentari verso i due controllori, Banca d'Italia e Consob, accusati a più riprese di omissioni e inefficienze. E l'esposto contro Bankitalia nell'ambito del crack di Veneto Banca inviato alla Procura di Roma dall'ex manager di Banca Intermobiliare Pietro D'Aguì, che ieri ha provocato la netta presa di posizione di Gentiloni a favore dei vertici della banca centrale, è un segnale che la situazione si va scaldando. Il fatto poi che l'esposto, che per il momento ha provocato l'apertura di un fascicolo senza indagati, sia diretto con estrema precisione contro l'attività del capo della Vigilanza di Via Nazionale, Carmelo Barbagallo, e dell'ispettore Emanuele Gatti, la dice lunga sul clima non proprio amichevole. Visco ha dunque un motivo in più accettare la nuova investitura: poter controbattere le eventuali accuse da una posizione istituzionale e soprattutto disponendo legittimamente delle carte nelle quali sono delineate le vere cause che hanno minato la tenuta del sistema bancario italiano, è certamente un vantaggio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero