Autonomia, Bankitalia: «È un rischio per conti pubblici». Il rapporto consegnato al Senato

Per la Banca centrale «sono a repentaglio il sistema produttivo e la finanza pubblica»

Autonomia, Bankitalia: è un rischio per il Paese. Il rapporto consegnato al Senato
Sull’Autonomia differenziata servono prudenza e gradualità. L’invito al governo arriva dalla Banca d’Italia, che ha pubblicato ieri una memoria scritta...

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Sull’Autonomia differenziata servono prudenza e gradualità. L’invito al governo arriva dalla Banca d’Italia, che ha pubblicato ieri una memoria scritta per 1a Commissione Affari costituzionali del Senato sul disegno di legge del leghista Roberto Calderoli. A rischio ci sono infatti l’efficienza del sistema produttivo e gli equilibri della finanza pubblica.

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LA SCELTA

I tecnici dell’istituto centrale avvertono: vanno «valutate attentamente tutte le implicazioni dell’attuazione dell’autonomia differenziata, procedendo quindi con la necessaria gradualità. Diversamente, vi sarebbe il rischio di innescare processi difficilmente reversibili e dagli esiti incerti». Va poi sottolineato che «un assetto istituzionale estremamente differenziato potrebbe risultare poco trasparente per i cittadini, accrescendo i costi di coordinamento e indebolendo l’accountability dei diversi livelli di governo».

Via Nazionale riconosce che nel complesso la proposta «contribuisce a dare una cornice più ordinata e coerente al processo di autonomia differenziata» che in caso contrario «rimarrebbe affidato alla contrattazione bilaterale tra lo Stato e ciascuna Regione richiedente, senza alcuna garanzia che l’esito sia efficiente ed equo. Il disegno di legge - aggiunge la Banca d’Italia - trascura tuttavia alcuni aspetti rilevanti». L’elenco delle criticità individuate dall’istituto parte da un assunto: «L’attuazione dell’autonomia differenziata non deve mettere a repentaglio l’efficienza del sistema produttivo e la sua capacità competitiva; i vantaggi derivanti dallo stimolo a una maggiore concorrenza tra le varie aree del paese devono essere superiori ai costi impliciti di una marcata differenziazione normativa». «In secondo luogo - prosegue la Banca centrale - per preservare gli equilibri di finanza pubblica e assicurare che l’intero Paese contribuisca al consolidamento dei conti, occorre garantire nel medio periodo l’allineamento fra le risorse erariali assegnate e l’evoluzione dei fabbisogni di spesa nelle funzioni trasferite. Andrebbero a tal fine stabilite delle regole per la revisione periodica delle aliquote di compartecipazione». Infine, «per garantire trasparenza e rendicontazione, andrebbero stabilite delle procedure obbligatorie di verifica della spesa sostenuta e delle prestazioni erogate da tutte le Regioni - in modo simile a quanto avviene per la sanità - con il coinvolgimento di organismi tecnici (il ddl prevede invece che il monitoraggio sia facoltativo, basato su intese intercorrenti tra rappresentanti del governo centrale e della Regione interessata, che ne definiscono anche le modalità operative)». Secondo l’istituto «andrebbe anche valutato in modo rigoroso, a scadenze regolari, l’impatto sul Paese nel suo complesso». Inoltre «l’autonomia differenziata non dovrebbe ostacolare la coerenza dell’ordinamento tributario e dovrebbe preservare gli incentivi alla responsabilità finanziaria degli enti».

 

I SERVIZI

La Banca d’Italia insiste poi sul rischio di fissare il divario esistente nell’offerta di servizi pubblici fra Nord e Sud invece di ridurlo. Per evitare un ampliamento delle differenze, il disegno di legge indica «opportunamente» nell’individuazione dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, un prerequisito necessario per l’attivazione dell’autonomia differenziata. Ma non viene stabilito che le prestazioni individuate come essenziali siano adeguatamente finanziate. Considerato che la spesa deve rimanere invariata, «la convergenza a un livello uniforme di servizi può avvenire solo attraverso una rimodulazione della spesa statale a favore delle Regioni in cui l’offerta di prestazioni è inferiore ai Lep.

Se, in alternativa, si assumesse che la spesa storica sinora sostenuta dallo Stato in ciascuna regione sia quella implicitamente necessaria a finanziare i Lep, si determinerebbe la “cristallizzazione” degli attuali divari nell’offerta di prestazioni pubbliche sul territorio».«Condivido la posizione espressa da Bankitalia per cui il processo di devoluzione delle competenze regionali su materie, ambiti di materie o funzioni, debba essere un processo graduale», è stato il commento del ministro per gli Affari Regionali e l’Autonomia, Roberto Calderoli.

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Il Messaggero