Auto con targa estera: arrivano multe fino a 1.600 euro per chi non è in regola

Sanzioni in caso di mancata immatricolazione entro tre mesi da quando si ottiene la residenza in Italia

Auto con targa estera: arrivano multe fino a 1.600 euro per chi non è in regola
Scatta oggi una nuova stretta nei confronti dei furbetti delle targhe estere. Dopo la sentenza della Corte Ue di dicembre cambiano le regole introdotte nel 2018 con il decreto...

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Scatta oggi una nuova stretta nei confronti dei furbetti delle targhe estere. Dopo la sentenza della Corte Ue di dicembre cambiano le regole introdotte nel 2018 con il decreto Sicurezza di Matteo Salvini, con tempi più lunghi per reimmatricolare in Italia i veicoli (si passa da due a tre mesi) e sanzioni severe per i trasgressori (che in alcuni casi possono superare la soglia dei tremila euro). 


Il fenomeno - Il fenomeno della cosiddetta «esterovestizione», un escamotage utilizzato per sfuggire alle tasse sulle auto, ai rincari assicurativi, alle multe e ai controlli patrimoniali del fisco, è esploso dieci anni fa e in seguito ai paletti fissati dal decreto Sicurezza si è notevolmente affievolito. A innescare il nuovo giro di vite è l’entrata in vigore della Legge europea 2019-2020, approvata dalla Camera prima di Natale, che in pratica rende operativo da oggi un nuovo articolo del Codice della strada, il 93 bis, per la regolamentazione in materia di circolazione in Italia di veicoli immatricolati all’estero. Le novità in vigore da oggi riguardano la rimodulazione delle sanzioni. Se da un lato i veicoli con targa estera di proprietà di residenti in Italia potranno circolare nel Paese per tre mesi anziché due da quando l’interessato ha preso la residenza italiana, dall’altro le sanzioni partiranno da ora in poi anche se alla guida del veicolo c’è un residente all’estero differente dal proprietario. L’attenzione si sposta tutta sul titolare del mezzo, mentre il conducente resta rilevante solo se residente in Italia. Le multe: previste sanzioni da 400 e 1600 euro per i proprietari di veicoli, «compresi quelli che ne consentono la circolazione a chi trasgredisce», che a distanza di tre mesi dall’acquisizione della residenza non hanno provveduto a immatricolare in Italia un’auto con targa estera.


La soglia - Sempre l’articolo 93 bis stabilisce che «in relazione ai mezzi con targa estera, condotti sul territorio nazionale da un soggetto avente residenza anagrafica in Italia, ma che non coincide con l’intestatario del veicolo medesimo, deve essere custodito all’interno del veicolo un documento, sottoscritto con data certa dall’intestatario, dal quale risulti in modo chiaro il titolo e la durata della disponibilità del veicolo». Inoltre, se l’impiego degli automezzi in questione supera la soglia dei 30 giorni, il titolo e la durata della disponibilità del veicolo devono essere registrati nel Pubblico registro automobilistico. Se ciò non avviene scatta una multa compresa tra 712 euro a 3.558 euro. La stretta coinvolge stavolta pure i rimorchi. Il fenomeno dei furbetti delle targhe estere è divampato dieci anni fa, per effetto degli inasprimenti fiscali sull’auto. Per non pagare il bollo auto o la tassa di iscrizione al Pra, sfuggire alle multe e ai controlli fiscali, in molti (soprattutto al Nord) hanno iniziato a circolare su macchine immatricolare fuori dall’Italia, in prevalenza nei Paesi dell’Est. Il decreto Sicurezza aveva modificato l’articolo 93 del Codice della strada vietando ai residenti da più di 60 giorni di guidare veicoli immatricolati all’estero, con un’eccezione per il leasing da operatori Ue o delle Spazio economico europeo (See) senza una sede secondaria o effettiva in Italia. Un’altra esenzione interessava i dipendenti o collaboratori di aziende Ue o See che ottenevano dal datore di lavoro un veicolo in comodato. Il tutto era condito da una multa di 711 euro (497,70 con lo sconto) e dalla confisca immediata del mezzo. 

I divieti fissati dal governo gialloverde sono finiti nel mirino della Corte Ue dopo il ricorso contro una multa avanzato da una coppia di coniugi che viaggiava a bordo di un’automobile immatricolata in Slovacchia. I giudici europei hanno anche fatto notare che l’uso temporaneo di veicoli in un altro Stato Ue è qualificabile come movimento di capitali ed è quindi tutelato dai trattati europei.

 


 

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Il Messaggero