Tutto fermo per ora, causa coronavirus, come del resto anche nel settore privato. Ma una volta terminata la fase di stretta emergenza, il governo dovrà rimettere mano al...
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Nel Documento di economia e finanza appena approvato dal Parlamento c'è un riepilogo delle risorse disponibili, ma nessun accenno a nuovi stanziamenti. Quelli già approvati con le scorse leggi di Bilancio equivalgono a incrementi retributivi lordi dell’1,3 per cento per il 2019, del 2,01 per cento per il 2020 e del 3,72 per cento complessivo a decorrere dal 2021.
La tabella di marcia illustrata nel Def prevede che quest'anno, dopo il completamento del quadro relativo allo scorso triennio, si proceda con i rinnovi del comparto Sicurezza-Difesa e Soccorso pubblici. Per gli altri, dallo Stato centrale agli enti territoriali, dalla scuola alla sanità, il nuovo contratto arriverebbe solo nel 2021, quindi nell'ultimo anno di teorica vigenza, naturalmente con gli arretrati. Intanto in questi mesi i dipendenti percepiscono l'anticipazione contrattuale (la vecchia indennità di vacanza contrattuale) pari allo 0,7% dello stipendio tabellare e il cosiddetto "elemento perequativo" nei settori in cui è previsto.
Resta da vedere se e in che modo lo sconvolgimento di queste settimane irromperà nella stagione contrattuale, sia per quanto riguarda l'aspetto finanziario che per quello dell'organizzazione del lavoro (basta pensare allo smart working). L'emergenza vede in prima linea innanzitutto medici e infermieri, ma anche le forze dell'ordine e le strutture che devono fornire servizi ai cittadini, in condizioni più complicate. Tra le misure approvate finora con i vari provvedimenti di emergenza ci sono essenzialmente aumenti dei fondi per gli straordinari e assunzioni, in particolare nel settore sanitario. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero