Alitalia, trattativa in salita con la Ue ma il governo prova ad accelerare

Trattativa in salita per far decollare Alitalia. La proposta di holding messa a punto dal governo per dimostrare la discontinuità rispetto al passato non ha convinto fino...

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Trattativa in salita per far decollare Alitalia. La proposta di holding messa a punto dal governo per dimostrare la discontinuità rispetto al passato non ha convinto fino in fondo i tecnici della concorrenza di Bruxelles. Così come non convince il fatto che lo Stato, almeno nel primo schema illustrato informalmente all'Europa, controlli al 100% l'azienda, non prevedendo, almeno per ora, una data di uscita o la possibile apertura a soci privati. Deboli, sempre secondo le prime reazioni di Bruxelles, le argomentazioni sul cambio delle rotte, l'assetto societario e impostazione industriale che ricalcherebbe troppo quella attuale.

 

Recovery Fund, ministeri all'assalto: già sforati i 209 miliardi

ROMA Le idee sono davvero molte. Fin troppe, soprattutto confuse. Nel governo l'appuntamento con il Recovery Fund , i 209 miliardi messi a disposizione dall'Europa per superare la crisi determinata dalla pandemia, è ormai diventato un assalto alla diligenza. Una diligenza, che tra l'altro, ancora non sta passando.


I NODI
Prima di andare avanti nella definizione del pacchetto da portare ufficialmente alla Commissaria Margrethe Vestager, l'esecutivo vuole provare a sciogliere alcuni di questi nodi. Primo tra tutti quello del decreto che istituisce la newco e che, senza i correttivi chiesti da Bruxelles, rischia di nascere già vecchio. Da qui l'idea - che sarà al centro del prossimo vertice tra i ministri (Guarnieri, Patuanelli, De Micheli, Catalfo) che hanno in mano il dossier - di stabilire una data certa di uscita dello Stato dall'azionariato. Si parla di 48 mesi dalla costituzione della società, ma c'è chi spinge per stringere ancor di più tempi. E chi, sopratutto nel Pd, sollecita ad avviare sin da subito una alleanza commerciale, un patto propedeutico allo sbarco poi nell'azionariato. Con Delta Airlines, oggetto del desiderio dell'ad Fabio Lazzerini, ormai in pole position rispetto all'altro contendente Lufthansa, sponsorizzato invece dai 5Stelle.

Il summit tra i ministri dovrà anche risolvere alcune questione pratiche ma di vitale importanza per la compagnia. Sia l'ad Lazzerini che il presidente Francesco Caio sono stati solo indicati dalla Presidenza del Consiglio ai vertici, ma mai nominati con un provvedimento ufficiale. Una situazione paradossale, come l'assenza degli altri membri del cda, che suscita non poche preoccupazioni non solo tra i sindacati ma anche a Bruxelles. Proprio i sindacati sono convinti che le difficoltà a trovare la quadra sulle nomine (è in corso un braccio di ferro sul ruolo del direttore generale Zeni e su quello del Commissario straordinario Leogrande) facciano slittare ancora la definizione della governance con grave danno per il vettore. Il rischio, sostengono Cgil, Cisl e Uil, è che l'impasse finisca per paralizzare l'attività già semi bloccata dall'emergenza virus e bruciare così la poca liquidità rimasta nei serbatoi del bilancio (poco più di 100 milioni).
 
A rischio, senza l'ok Ue, ci sono i 3 miliardi di dote già decisa dal governo e i numerosi prestiti ponte concessi per oltre 1 miliardo. Misure che, secondo le altre compagnie aeree europee, Air France e Ryanair in testa, sono dei chiari aiuti di Stato.


Per la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli siano comunque alla stretta finale: «È una questione di qualche giorno e quindi, spero davvero di avere novità verso la metà della settimana». Più cautela al Tesoro che sta limando il decreto sulla Newco che avrà un capitale di 20 milioni, potrà contare su circa 70 aerei e 6,500 dipendenti. Gli altri 4.500 finiranno nella bad company in attesa di ricollocamento. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero