Il settore agroalimentare italiano sta riuscendo a resistere all’impatto del Covid 19 soprattutto grazie all’export. Addirittura, recenti studi evidenziano che...
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Filiera alimentare, Steriltom con Metro AG per ridurre lo spreco di cibo
Questo è quanto emerso dalla IX edizione del Seminario “Food, Wine & Co. – Verso la Sostenibilità”, evento ideato dalla Professoressa Simonetta Pattuglia, Direttore del Master in Economia e Gestione della Comunicazione e dei Media di Roma Tor Vergata (del quale il Messaggero è media partner) che, in collaborazione con Fiera Roma e Coldiretti, ha organizzato l’evento.
Il rapporto tra sostenibilità e Pmi italiane è stato il campo di indagine dello studio relativo al “Green Marketing” delle Pmi italiane, effettuato dalla Professoressa Pattuglia e dal suo gruppo di ricerca e presentato nel corso del seminario. Lo studio ha analizzato un campione di 46 aziende italiane utilizzando un questionario per indagare la cosiddetta “sostenibilità olistica”: ovvero la quota del fatturato che ognuna investe in “sostenibilità” e le loro azioni di “green marketing”.
L’istantanea che ne deriva, vede il 35% del campione vivere la fase della “negazione”, si tratta di aziende per le quali il concetto di sostenibilità non esiste. Il 7% vivono invece una fase di “tolleranza”: sono aziende che investono in sostenibilità perché obbligate, ma non la vedono come opportunità di crescita. Il 30% delle aziende analizzate si trova nella fase della “comunicazione”: si stanno attivando per comunicare il proprio impegno in tal senso, cercando una maggiore visibilità rispetto ai competitor, ma effettuano scarsi investimenti in sostenibilità. Le Pmi più green sono invece il 28%: vivono la fase della “sostenibilità vissuta”, nella quale questa è considerata una strategia di lungo periodo, che conduce ad un vantaggio competitivo. Si tratta delle realtà già proiettate nel futuro.
Altro spartiacque per mantenere la competitività nel medio-lungo termine è l’e-commerce. Nel 2020, la forzosa conversione alle vendite online ha consentito a molte realtà di sopravvivere, facendo intravedere loro anche l’enorme potenziale di questo canale di vendita alternativo. Nello specifico, in Italia l’acquisto di generi alimentari online nel 2020 ha raggiunto i 2.5 miliardi di euro di valore (+55%). Il food delivery vale 706 milioni di euro (+19%), mentre l’enogastronomia 589 milioni (+63%). Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero