36 donne indigene portano in tribunale 5 militari che usarono lo stupro come arma di massa

In Guatemala è iniziato un processo storico e simbolico. Dopo 40 anni dagli stupri sistematici su 36 donne indigene da parte dei gruppi paramilitari che affiancarono la...

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In Guatemala è iniziato un processo storico e simbolico. Dopo 40 anni dagli stupri sistematici su 36 donne indigene da parte dei gruppi paramilitari che affiancarono la dittatura al potere, sono stati trascinati in tribunale cinque ex membri della cosiddetta Pattuglia di Autodifesa Civile. La maggior parte delle vittime all'epoca non aveva che 18 anni. Era il 1983 e in Guatemala il governo militare terrorizzava la gente attraverso gruppi violentissimi con la scusa di stanare i guerriglieri marxisti. Le vittime hanno ricordato gli orrori durati giorni e giorni, seguiti ad interrogatori terribili per avere informazioni su presunti legami con militanti comunisti. La violenza sessuale era usata come arma di guerra, soprattutto in un periodo tra il 1981 e il 1985. A distanza di tanto tempo il governo guatemalteco è chiamato in causa per «non aver rispettato l'impegno di assicurare alle donne una vita libera dalla violenza».

Tuttavia, non è ancora chiaro se lo stato sarà riconosciuto effettivamente responsabile. Una delle vittime ha raccontato che per 25 giorni ininterrotti venne violentata ogni notte. Quando l'orrore finì e fu rilasciata era ormai malata, ferita, lacerata. Il suo recupero fu lento e tortuoso. Le violenze non si limitavano alle donne, ma i gruppi paramilitari estendevano le scorribande sulle povere fattorie che venivano incenerite, uccidendo persino i bambini. IN un comunicato le donne hanno detto: «Abbiamo aspettato 40 anni di giustizia per le violenze sessuali e gli orrori che abbiamo subito durante il conflitto armato interno».

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Il Messaggero