Violenza sulle donne, Angela Altamura: «Le denunce sono aumentate ma serve anche la prevenzione»

Roma, la direttrice dell'anticrimine della questura: la rieducazione dell'uomo va imposta per legge

Angela Altamura: «Le denunce sono aumentate ma serve anche la prevenzione»
È un bollettino di guerra: solo nell'ultima settimana sono state uccise quattro donne. Angela Altamura è a capo della Direzione anticrimine della Questura di...

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È un bollettino di guerra: solo nell'ultima settimana sono state uccise quattro donne. Angela Altamura è a capo della Direzione anticrimine della Questura di Roma, e ogni giorno deve fare i conti con questa drammatica realtà.

Dottoressa, ci sono gli strumenti necessari per contrastare il fenomeno?
«Sono aumentate le denunce da parte delle vittime, ma bisogna capire che la violenza di genere è un fenomeno complesso, perché si muove all'interno di contesti particolari. Se viene naturale denunciare una persona che ha fatto una rapina o un furto, denunciare quello che è stato il proprio compagno, il padre dei propri figli, è molto più difficile, proprio perché c'è una componente emotiva e psicologica che la vittima deve affrontare e superare».

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E così si finisce per soccombere.
«Bisogna dire che in molti casi la vittima non si riconosce come tale. Ma ogni volta che succede un evento tragico come un femminicidio ci si domanda se è stato fatto tutto quello che si poteva fare. Anche se la Polizia e, in particolare, il capo della Polizia, sono molto attenti e sensibili al fenomeno. La capacità di cogliere i segnali di allarme è molto migliorata».

Davanti a una reale situazione di pericolo come si può intervenire?
«La normativa è avanzata a livello europeo e viene continuamente aggiornata. È un fenomeno che affrontiamo non solo con strumenti repressivi, ma anche con la prevenzione».

Di che tipo?
«Incentiviamo le donne a denunciare, perché in genere la violenza ha una escalation. Se dopo le prime avvisaglie la vi\ttima reagisce, si può procedere con l'ammonimento, una misura di prevenzione amministrativa. Una sorta di cartellino giallo per l'uomo violento che viene chiamato in questura e gli si fa comprendere la situazione».

E loro come reagiscono?
«Tendenzialmente negano, dicono che sono stati fraintesi. Ma se continua con la sua condotta, a quel punto, possiamo procedere d'ufficio senza la querela della vittima».

Nessun uomo si mostra pentito?


«Qualcuno mostra la volontà di recuperare, ma spesso lo fa perché intimorito dalle possibili conseguenze. In quel caso la Polizia attiva il protocollo Zeus (dal primo uomo considerato maltrattante), e gli si propone di seguire un percorso che lo aiuti a prendere consapevolezza delle sue responsabilità. Alcuni si mettono anche a piangere, arrivano a comprendere di aver compiuto gesti orrendi. Ma a livello normativo non esiste un obbligo di legge che imponga la rieducazione. Forse sarebbe utile lavorare su questo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero