Suora blogger prega per quattro anni perché Trump rilasci la denuncia dei redditi

Suora blogger prega per quattro anni perché Trump rilasciasse la denuncia dei redditi
Con costanza, pazienza e una fede incrollabile una suora blogger americana per quattro anni di fila ha twittato, taggando l'account del presidente Trump, una preghiera....

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Con costanza, pazienza e una fede incrollabile una suora blogger americana per quattro anni di fila ha twittato, taggando l'account del presidente Trump, una preghiera. Pregava per lui affinchè rendesse pubblica la sua denuncia dei redditi e con meticolosità taggava sia l'account @Potus, sia quello personale del presidente sperando che qualcosa potesse accadere. Qualcosa che certamente aveva a che fare con il cuore del presidente e con la capacità della preghiera di fare breccia ovunque, di redimere chiunque.

La storia di suor Susan Francois è stata raccontata da America, il mensile dei gesuiti. A partire dal 2017 la religiosa piuttosto attiva sui social ha dato vita a questa iniziativa piuttosto singolare. Lei ha spiegato che sin dal primo momento della elezione del tycoon ha deciso di mantenere la promessa e pregare per lui affinchè rendesse nota la sua dichiarazione, come del resto aveva promesso durante la campagna elettorale. Naturalmente suor Susan ha anche ammesso che è stata «la pratica spirituale più difficile che abbia mai fatto».

A pochi giorni dalla scadenza del mandato di Trump, suor Francois ha confermato di avere mantenuto la sua promessa di pubblicare una preghiera quotidiana. Tweet molto pacati ma che durante il violento assalto al Campidoglio da parte dei sostenitori di Trump si sono caratterizzati per avere toni più assertivi. Anche in questo caso la religiosa si è difesa da chi la criticava per non essere stata imparziale. Lei per nulla turbata ha ribadito che i suoi tweet non sono mai stati aggressivi o subdolamente bellicosi.

«Credo che quei tweet dicano la verità in amore. Quindi sto ancora pregando per lui come persona umana, un amato figlio di Dio, degno di dignità e di rispetto. E a questo punto, mi sento chiamata a trattarlo con dignità e rispetto, essendo onesta. Penso che sia molto chiaro che non dovrebbe essere in carica a questo punto perché non sta adempiendo al suo dovere costituzionale. Non è una questione politica»

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Il Messaggero