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Prima donna in Italia a fondare un quotidiano e a dirigerlo, Matilde Serao è stata giornalista, scrittrice, critica letteraria e anche, si direbbe oggi, imprenditrice di sé stessa: colta, passionale, emancipata, eclettica, la sua esperienza umana e professionale è attualissima nonostante sia vissuta a cavallo tra ‘800 e ‘900, quando le maggior parte delle donne non sapeva né leggere né scrivere.
Nata a Patrasso (Grecia) nel 1856 e morta a Napoli nel 1927, Matilde Serao è ogni volta una nuova scoperta, tra amori e lutti, rivalità giornalistiche e ambizioni lavorative, la sua è una figura dalle mille sfaccettature che in passato non è forse stata celebrata come si sarebbe dovuto. Prova ne sono le diverse volte in cui è candidata al Premio Nobel per la Letteratura, l’ultima nel 1926, un anno prima della sua morte, riconoscimento che però non le viene mai assegnato.
Numerosi gli studi a lei dedicati e anche le ripubblicazioni delle sue opere.
Il successo è tale perché, per la prima volta, intercetta l’interesse delle lettrici, trasformando il tema floreale in uno dei quelli principali dedicati alle donne. Come spesso accade, però, quando si tratta dell’universo femminile, sono gli uomini a ‘occuparsene’ ed ecco che, seppure in forma anonima, i testi con le variazioni sul linguaggio dei fiori (dall’orologio di flora al dizionario emblematico) vengono scritti da mano maschili. Per vedere una firma al femminile bisognerà aspettare fino al 1898, con l’opera di Paolina Grati per Salani.
Si arriva così a Matilde Serao che, come nel giornalismo con Il Corriere di Roma, Il Mattino e ll Giorno, sovverte lo schema a dominazione maschile e decide di dedicare all’argomento un’opera importante, appunto "L’anima dei fiori", che ripubblicata conta ben otto volumi. L’ultimo è quello che forse maggiormente ricalca, anche nel sottotitolo, la moda dell’epoca in cui è vissuta, soffermandosi su “I simboli e gli emblemi”. Con il suo stile e la sua personalità Matilde Serao lascia la sua impronta anche su un tema erroneamente considerato frivolo (perché ‘femminile’), come quello del linguaggio dei fiori, confrontandosi con esso con l’intelligenza e la curiosità giornalistica che caratterizzano tutta la sua produzione. Il suo sembra essere un caso isolato e ne conferma l’unicità: Matilde Serao è la sola donna presente tra i firmatari de "La replica degli intellettuali non fascisti" al manifesto di Giovanni Gentile, replica promossa da Benedetto Croce e pubblicata il 1° maggio 1925 su Il Popolo. Impegno civile e politico che non le ha mai impedito di raccontare la bellezza della natura e il legame speciale tra mondo floreale e mondo femminile.
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Il Messaggero