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Nel passato il binomio donne e acciaio sarebbe risultato incompatibile: il settore è sempre stato caratterizzato da una prevalenza maschile. Ma nel 2023 non è più così, grazie a un'iniziativa avviata nello stabilimento di Lonato del Garda di Feralpi Group. In uno scenario italiano in cui la media di donne nei reparti produttivi in manifattura è pari allo 0,5%, l'obiettivo del produttore siderurgico specializzato negli acciai per l'edilizia è invece quello di assumere almeno il 5% di lavoratrici nei reparti più importanti degli stabilimenti, la siderurgia primaria, dove l'acciaio è prodotto e laminato. Entro fine anno ci saranno dodici colleghe e saranno tutte operative nel cuore produttivo dell'acciaieria.
«Mi avevano avvisato - commenta Oana Muntean, gruista - che le donne in acciaieria non lavorano e invece non è così. Infatti, quando dicevo che andavo a lavorare in Feralpi, in molti non mi credevano perché pensavano che non fosse possibile. Eppure, eccomi qui. Io sono una gruista, lavoro assieme ai miei colleghi e colleghe in un ambiente che mette sempre la sicurezza al primo posto e che ricorre alle migliori tecnologie. Che dire? Siamo donne, possiamo fare tutto».
L'OBIETTIVO
Il progetto di Feralpi ha come principale obiettivo la promozione dell'uguaglianza di genere, affinché diventi innovazione sociale e opportunità di sviluppo per l'intera organizzazione.
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PREGIUDIZI
Per favorire l'inserimento è stata anche introdotta all'interno della Direzione sostenibilità una manager dedicata alle attività Diversity, Equity, Inclusion & Welfare e giusto in questi giorni è stata attivata la seconda edizione del progetto di assunzioni. «Esistono ancora molti preconcetti sulla siderurgia - conclude il presidente di Feralpi Group Giuseppe Pasini - Così come vent'anni fa abbiamo voluto anticipare i tempi nel campo della rendicontazione attraverso i bilanci di sostenibilità, ora dobbiamo essere consapevoli che una strategia di sviluppo passa necessariamente attraverso l'inclusione e l'equità. Qui entra in gioco il progetto di inserimento di nuove colleghe all'interno del cuore della nostra produzione. Avere, ad esempio, un ingegnere o un perito uomo o donna non cambia nulla perché ciò che conta è il merito. È un percorso ambizioso, ma siamo altrettanto determinati a diffondere una cultura aziendale sempre più libera da discriminazioni e pregiudizi. Oggi servono più testa che muscoli, per dirla in breve». Leggi l'articolo completo suIl Messaggero