Il Premio Nobel, Annie Ernaux: «Ci annullano se siamo troppo sottomesse»

Il Premio Nobel, Annie Ernaux: «Ci annullano se siamo troppo sottomesse»
Ripubblichiamo una lunga e bella intervista che il Premio Nobel alla Letteratura Annie Ernaux aveva affidato alla sezione del Messaggero dedicata al divario di genere,...

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Ripubblichiamo una lunga e bella intervista che il Premio Nobel alla Letteratura Annie Ernaux aveva affidato alla sezione del Messaggero dedicata al divario di genere, Mind the Gap, tre anni fa. In questo colloquio la scrittrice si sofferma a parlare della sua formazione e dell'orizzonte comune femminile.

Il «catalogo delle perfezioni femminili», così lo chiama Annie Ernaux. Al primo posto c'è l'attenzione ai bisogni degli altri. Più una donna si dimentica di sé, più è perfetta. E sottomessa. Nemmeno si accorge di non esistere più. Il condizionamento più insidioso e pesante, è «senza dubbio la sottomissione. La convinzione diffusa che le donne debbano sempre mostrarsi gentili, che siano chiamate a scusare comunque gli atteggiamenti degli uomini e ad accondiscendere, senza pretendere lo stesso da loro».
CLICHÈ
L'amatissima scrittrice francese quel clichè l'ha fatto suo, da giovane moglie, come racconta ne La donna gelata (L'orma editore) del 1981 e da qualche settimana nelle librerie italiane. Un paesino in campagna, vicino Rouen, il papà pelava la patate e la mamma faceva i conti. Tu pensa allo studio, devi diventare qualcuno, essere libera: nella sua famiglia con ruoli rovesciati, le avevano insegnato che non c'è niente che una donna non possa desiderare. Annie si sposa giovanissima e tutto questo lo dimentica. Sogni azzerati, tra piatti e pappe, anche lei donna da catalogo delle perfezioni. Spenta. Gelata. Come mai la madre avrebbe voluto vederla. «Organizzare, questo bel verbo ad uso delle donne...ci ho creduto anche io, ai promemoria della spesa, alla dispensa sempre piena...Un sistema che divora il presente senza tregua», così scrive nel libro. Lui dà per scontato che sia lei a pensarci, eppure sembrava diverso.
«Mia madre - racconta Annie Ernaux al Messaggero - ha iniziato a lavorare in fabbrica ancora adolescente, a 12 anni. Come buona parte delle donne della sua estrazione sociale, aveva lasciato la scuola per farsi strada nella vita. Poi si è sposata, e con mio padre ha messo su una piccola attività in paese. Ma era lei a mandarla avanti: si occupava della contabilità, degli ordini, della gestione del negozio. E in più era una donna curiosa, sempre in movimento, attratta dalla conoscenza, dai libri. Come ho scritto ne La donna gelata, è stata lei a insegnarmi che le donne sono superiori agli uomini».
IL POTERE
Ma poi, appena fuori da quel piccolo mondo semplice dove le donne stavano all'aperto e sgobbavano ma dicevano sempre la loro, si è accorta che non era così. Nessuna superiorità. Anzi, una lotta continua per conquistare anche piccoli spazi. «Non possiamo sperare che il cambiamento arrivi dagli uomini, né che rinuncino dall'oggi al domani a tutti i privilegi che sono garantiti loro da sempre», continua la scrittrice. «Tanto più che tuttora la maggior parte delle posizioni potere, in tutti i campi, dalla politica all'arte all'economia, resta appannaggio esclusivo degli uomini. Tuttavia, a partire dagli anni 2000, le donne hanno cominciato a prendere consapevolezza del proprio valore nonostante per noi sia infinitamente più complicato vederlo riconosciuto e il loro peso nel dibattito pubblico è aumentato. La speranza è che si prosegua su questa strada, e che questa nuova coscienza di genere continui ad aumentare in futuro». Viviamo, dice l'autrice de Il posto e Gli anni, «un momento di progresso e mutamento alla base del quale c'è il desiderio delle donne di cambiare le cose, di rifiutare la dominazione maschile. Il movimento MeToo, in questo senso, è fondamentale».
IL GIUDIZIO
Ma pure in quel caso le donne continuano ad essere «sempre osservate e passibili di essere giudicate. Nel 2017 esplode il MeToo e fin da subito si comincia a mettere in piazza la vita delle donne che denunciano abusi, a scandagliarne ogni aspetto. Con gli uomini questo non accade, la società non li sorveglia allo stesso modo».


Vede la possibilità di un cambiamento all'orizzonte? «Sì. Un rinnovamento che passa anche attraverso la messa in discussione di alcune istituzioni ritenute, fino a pochi anni fa, intoccabili. Come il matrimonio e la famiglia, per esempio. Le donne possono avere una famiglia senza sposarsi, o anche diventare madri restando single. Certo, questo non vale per tutte. Ci sono ancora zone del mondo in cui questa libertà di scelta non è garantita». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero