Ritrovato a Roma un manuale di "caccia alle streghe", il "Formularium" del frate domenicano Modesto Scrofeo. La caccia alle...
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La caccia alle streghe in Italia ha avuto un protagonista di primo piano caduto nell'oblio da secoli: il frate domenicano Modesto Scrofeo da Vicenza, inquisitore di Como negli anni '20 del 1500, ossia nel momento in cui essa toccò il suo apice in diverse parti del versante meridionale dell'arco alpino.
La vasta diocesi di Como fu il cuore della persecuzione di streghe e stregoni in terra italiana anche per opera di Scrofeo, il quale, forte del sostegno che papa Adriano VI gli aveva manifestato il 20 luglio 1523 con il breve «Dudum, uti nobis», processò per stregoneria nel corso di quell'anno diverse decine di persone in Valtellina, mandandone al rogo almeno sette. È stato possibile ora ricostruire compiutamente la figura di frate Modesto grazie alla sua opera «Formularium pro exequendo Inquisitionis officio», inedita e mai studiata, tramandata in un solo esemplare manoscritto che è contenuto, insieme con altri scritti del domenicano in un volume conservato alla Biblioteca Casanatense di Roma.
La scoperta del manuale inedito per cacciatori di streghe, datato intorno al 1523, apprende l'Adnkronos, si deve a Matteo Duni, professore di storia della Syracuse University di Firenze. Da questo piccolo corpus emerge con nettezza il profilo di un uomo determinato fino all'ossessione a sterminare le streghe e capace di dispiegare al servizio del suo obiettivo una notevole conoscenza giuridica: tratto, quest'ultimo, non comune a quel tempo tra gli inquisitori italiani, che di solito avevano una formazione teologica più che giuridica.
Il «Formularium» ed altri notevoli scritti inediti di fra Modesto - analizzati da Duni per la prima volta in un articolo che appare sulla rivista «Archivio Storico Italiano» (Olschki editore) - sono un condensato di quell'esperienza, pensati con il doppio fine di fornire una guida ai colleghi inquisitori e di rispondere alle forti proteste suscitate dal suo operato. L'opera rappresenta una preziosa fonte d'informazioni su di una caccia alle streghe finora poco nota, e al tempo stesso permette di ricostruire il profilo personale e dottrinale di un ecclesiastico convinto che lo sterminio delle complici di Satana fosse la priorità assoluta. Il «Formularium» e un altro testo nel volume della Biblioteca Casanatense di Roma, l«'Apologia fratris Modesti Scrophei de Vincentia», sono anche una testimonianza preziosa dell'intensa caccia alle streghe che insanguinò la Valtellina tra l'estate e l'autunno del 1523 e suscitò aperte proteste contro l'operato del tribunale della fede, ma è conosciuta molto frammentariamente a causa della perdita di gran parte degli atti processuali.
Gli ultimi due testi del manoscritto inedito, infine, le prediche «Pro Societate Sancte Crucis» e «De maleficis puniendis», offrono - scrive lo storico Matteo Duni nel suo saggio illustrativo - uno scorcio piuttosto raro del versante omiletico del lavoro di un inquisitore e ne mostrano l'integrazione piena con quello giudiziario.
Il Messaggero