"Filosofia dell'osceno televisivo", il nuovo saggio di Carmine Castoro

"Filosofia dell'osceno televisivo", il nuovo saggio di Carmine Castoro
“Filosofia dell’osceno televisivo. Pratiche dell’odio contro la tv del nulla”. E' il nuovo saggio in uscita di Carmine Castoro, filosofo della...

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“Filosofia dell’osceno televisivo. Pratiche dell’odio contro la tv del nulla”. E' il nuovo saggio in uscita di Carmine Castoro, filosofo della comunicazione e giornalista.




L’osceno (e la televisione-pattumiera), filo conduttore delle ultime tre opere di Castoro, può essere etimologicamente tradotto -spiega l’autore- come “assenza di scena”, “ veleno del vuoto”, “ruggine dell’inutile”, ma anche come alienazione totale della vita nel mondo dell’immagine e collasso della parola e della percezione: tutto ciò che insomma caratterizza l’attuale sistema mediatico che debilita e anestetizza, facendo perdere il senso del simbolico, della conflittualità e di una sana cittadinanza democratica che bisognerebbe riscoprire per risvegliare una nuova discordia con le immagini che ci soffocano. Quella proposta dal libro è una popsophia -come lo stesso autore la definisce-, ossia un tentativo di attingere dalle principali scuole di pensiero occidentali praticandone un’attualizzazione e trasformandole in un nuovo strumento espressivo-interpretativo del mondo “iperconnesso” in cui viviamo. Davanti all’incedere di un vero e proprio “ecomostro” televisivo, non resta che rispolverare quella che Castoro chiama un’“etica dei distinti” unita ad una “estetica della distanza”: un ritorno alla distinzione tra vero e falso, storia e fiction, identità e finzione, non più messa a disposizione, però, di una logica totalizzante o di una gerarchia di valori figlia della Tradizione, ma intesa come riscoperta dell’evento creativo e risistemazione delle coordinate dell’esistenza in senso tragico, materialista e comunitario. Abbiamo posto all’autore tre domande chiave. Nel suo testo del 2012 “Maria De Filippi ti odio” parla di ecologia dell’immaginario televisivo. Qual è il principale fattore inquinante? “Per me il vero elemento di tossicità oggi è la comunicazione, cioè quell’impasto indistinto, indifferenziato, adrenalinico e statico al tempo stesso, di informazione e intrattenimento, natura e artificio, pezzi slabbrati di verità e fantasmagorie della fiction, frammenti di realtà e fughe nel cielo astratto del sogno e delle facili compensazioni all’anonimato e alle angosce della quotidianità. La tv è piena di programmi improntati su questo. Deleuze molto chiaramente parlava di “viscosità” e di “sabbie mobili”. E non ci dimentichiamo la splendida metafora del cielo di cartongesso nel film Truman Show”.



Esiste insomma una televisione “pericolosa” o cattiva maestra e come ce ne accorgiamo?



“Esiste eccome. Basti vedere Uomini e Donne, Italia’s got talent, i contenitori del pomeriggio sulle principali reti, gran parte dei talk politici, la totalità dei reality e dei cosiddetti talent. Tutti format organizzati per una deturpazione degli ideali di bellezza che, classicamente sin dalla grecità, dovevano portare a contraddizioni, antinomie, forme di meraviglia e di vero sgomento per poter produrre trasformazioni reali, e invece oggi sono saturi di chiasso e pettegolezzi, facili orrori e ancor più facili fughe dal tempo e dalle responsabilità civili. Per non parlare di molti spot pubblicitari di ultima generazione che portano a coronamento questa che identifico come una vera e propria nazi-estetica della tv, basata non tanto sul mero spettacolo quanto sull’assorbimento di tutto quanto è negativo, pensiero critico, memoria collettiva, anelito di rivolta”.



Come riparare a questo “ocean of rubbish”, oceano di schifezze, come ha recentemente detto il grande filosofo polacco Bauman?



“Bisogna diffidare dei tanti conduttori-guru alle cui corti televisive la gente ambisce ad andare come nuovi salvatori, come nuovi accentratori di energie positive. E’ assurdo e crea ancor più naufragio delle coscienze. Dobbiamo fare una gigantesca e sisifea opera di ripulitura del nostro pensiero, ritornare al concreto, al fenomenologico, ricostruire classifiche etiche e politiche, perché laddove c’è disperazione e bisogno ci sarà sempre una Matrix o un Truman Show disposti a speculare in modo rapace sulle ferite della gente e a “mutarla”, proprio come un virus, in passivi spettatori di una Storia che sembra non esserci più”.



Giovedì 23 Gennaio, alle ore 18 ad Arion Esposizioni, Palazzo delle Esposizioni, via Milano 15/17 a Roma, Carmine Castoro, filosofo della comunicazione e giornalista, presenta “Filosofia dell’osceno televisivo. Pratiche dell’odio contro la tv del nulla”. Mimesis Edizioni. Ne parlano con l’autore il prof. Marco Emanuele, docente di Democrazia e Totalitarismi presso la Link Campus University di Roma, e Flavio Bianchi, giornalista, di Rai Trade.
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Il Messaggero