Un'esperienza da archiviare al più presto, ma certo non facile da cancellare del tutto. I cinque ragazzi di Civitavecchia costretti ad abbandonare la nave Msc Preziosa...
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Già, perché il gruppo di italiani, una cinquantina in tutto, è stato trasferito d'urgenza all'aeroporto di Martinica, pronto a essere rispedito nel Belpaese con tempi rapidissimi: «Siamo stati scortati, come se fossimo dei criminali, con un concentramento di forza dell'ordine che non ho mai visto in vita mia racconta Valentina, un'altra ragazza civitavecchiese, in vacanza sulla nave Preziosa . Una volta arrivati in aeroporto ci hanno divisi: in tre sono partiti subito per Milano, io e un mio amico invece siamo rimasti in attesa per diverse ore. Dovendo assistere fra l'altro a scene di ordinaria follia, come la gente del posto che ci insultava solo perché italiani e sospettati di poter contagiare qualcuno. Alla fine abbiamo fatto scalo a Francoforte, prima di arrivare a Malpensa, stanchi, arrabbiati e frastornati.
E non poteva essere altrimenti. Anche perché una volta tornati in terra italiana è arrivata un'altra brutta sorpresa: «Non abbiamo ancora recuperato i bagagli, ci mancava solo questa». Senza dimenticare che la compagnia si è fatta carico solo dei voli charter che sono serviti ai cinque civitavecchiesi per arrivare a Malpensa. Da Milano, i vacanzieri si sono dovuti arrangiare per conto loro, arrivando alla stazione centrale e prenotando un viaggio in treno, da Milano a Roma e poi da Termini a Civitavecchia, sborsando i soldi per Frecciarossa e regionale di tasca propria: «E' andata così, però tornare a casa ci rende comunque felici, dopo tutto quello che ci è capitato aggiunge Daniele . A un certo punto ce la siamo vista brutta, eravamo decisamente preoccupati. Ringraziamo il console italiano a Martinica per l'assistenza che ci ha dato e il parlamentare Alessandro Battilocchio che ci è stato molto vicino sia dal punto di vista istituzionale che umano». Un'avventura che ha segnato la testa di questi ragazzi, i quali hanno vissuto momenti davvero difficili, vittime di un'ondata di panico che sta valicando i confini della normalità. «Di sicuro non andrò più in crociera con quella compagnia conclude Valentina e per un po' ce ne staremo tranquilli a casa nostra. Che cosa mi rimane di questa storia? L'angoscia e la rabbia per essere stati trattati quasi da appestati. E' una sensazione che non auguro a nessuno».
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Il Messaggero