Lontano dalla moglie dal primo marzo, ligio al dovere e al suo ruolo di comandante della Polizia locale di Civitavecchia. È la storia di Ivano Berti, nato a Chieri, nel...
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«Quando ci siamo salutati dal vivo l'ultima volta racconta il comandante nessuno di noi pensava che non ci saremmo visti per tre mesi. Una volta a Civitavecchia, eravamo già in piena pandemia e mi sono trovato a dover gestire l'emergenza. C'era bisogno di me qua e non potevo che restare. Sono spesso in giro per la città insieme al sindaco Tedesco e quindi sono teoricamente più esposto al virus. Ho deciso di restare anche per evitare di contagiare mia moglie, qualora tornassi a casa da asintomatico. L'ultima cosa che voglio è mettere a rischio la vita di chi amo».
Oltre tre mesi lontano da casa e dalla famiglia, tra giornate intense a livello lavorativo e altre ancora più difficili. Tra queste, c'è certamente il 26 marzo, quando Berti telefona al sindaco Ernesto Tedesco alle 7:15 della mattina. «Avevo la febbre a 38.7° - continua il comandante Berti e ho pensato subito al Coronavirus. Ho chiamato il sindaco per metterlo in guardia, anche perché siamo spesso a contatto diretto nelle nostre attività. Mi sono sottoposto al tampone, ma i risultati tardavano ad arrivare. Sono stati momenti difficili: stavo male, ero lontano da casa e da mia moglie e pensavo che il ritardo fosse dovuto al fatto di essere positivo».
Invece il tampone risulta negativo, così come il test sierologico al quale sarà sottoposto successivamente. E quindi Berti torna al comando degli agenti della Polizialocale. Ma da oggi, fatte alcune eccezioni, si potrà tornare finalmente a spostarsi tra le regioni, senza dover osservare poi le due settimane di quarantena.«Con mia moglie ci sentiamo tutti i giorni in videochiamata spiega Berti ma abbracciarsi è altra cosa. Anche lei, essendo vicaria di una scuola, è impegnatissima in questo periodo. Appena sarà possibile, probabilmente a fine mese, tornerò a casa per due settimane e poi la porterò con me a Civitavecchia».
Intanto il lavoro continua. «Stiamo gestendo diverse situazioni sottolinea Berti tra le quali la movida. Anche se i giovani sembrano reagire bene alla malattia, resta il fatto che possono contagiare le persone più anziane. Bisogna fare attenzione: mettere la mascherina ed evitare gli abbracci e i baci che vengono naturali dopo mesi di lockdown. Manteniamo le distanze finché non ci sarà un vaccino e stiamo attenti. Servono sacrifici. Io sono il primo che li sta facendo».
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Il Messaggero