Civitavecchia, al carcere di Aurelia proteste civili

Al Carcere di Aurelia proteste civili tra i detenuti per le restrizioni dovute al Coronavirus
Mentre in molte carceri italiane dopo l’esplosione del contagio da Coronavirus è scoppiata la protesta, in quello di Civitavecchia invece tutto è rimasto nei...

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Mentre in molte carceri italiane dopo l’esplosione del contagio da Coronavirus è scoppiata la protesta, in quello di Civitavecchia invece tutto è rimasto nei canoni di civiltà e responsabilità. La direttrice Patrizia Bravetti, da subito dopo il decreto dell’8 marzo, ha dato disposizioni per sospendere i “colloqui visivi” tra i detenuti e i propri familiari sostituendoli con l’ampliamento del numero delle telefonate nonché con le videochiamate via skype, sistema già in uso nella struttura e la cui fruizione è stata ampliata. E’ stata immediatamente data la possibilità a tutti i detenuti di avvertire telefonicamente i propri familiari della sospensione dei colloqui, al fine di non creare disagi e rassicurando nel contempo gli stessi detenuti.

Ma il carcere di Civitavecchia si è anche mosso preventivamente. Già dai primi giorni di febbraio, infatti, c’è stato un costante contatto con la Asl Rm4 per mettere in campo tutti i presidi e le misure per prevenire eventuali contagi da Coronavirus. Con le autorità sanitarie è stato concordato un protocollo in cui sono stati disciplinati i comportamenti da tenere quotidianamente con tutte le persone, e in presenza di casi sospetti o di casi positivi accertati al coronavirus. “Ma soprattutto il plauso va a tutto il personale di Polizia penitenziaria, amministrativo e tecnico – dice la direttrice Bravetti - che ha permesso, con presenza costante, con turni di oltre 12 ore dall’8 marzo ad oggi, di superare tutte le criticità che avrebbero potuto creare tensioni tra la popolazione detenuta e sfociare in eventuali gravi eventi critici".

Va sottolineato, che tutta la popolazione detenuta dell'istituto ha dimostrato grande senso di civiltà e responsabilità in questa delicata situazione, manifestando le proprie richieste in modo da affrontare il disagio di non poter vedere i propri familiari. Da ieri i detenuti stanno manifestando con comportamenti pacifici, attuando la protesta dello cd “sciopero della fame” per sollecitare l’attenzione del Governo e della Magistratura, sul sovraffollamento delle carceri, vera criticità dell’emergenza Coronavirus. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero