Ecco l'algoritmo che scopre il disturbo bipolare (su Twitter)

Ecco l'algoritmo che scopre il disturbo bipolare (su Twitter)
Gira per il web un nuovo algoritmo: sarebbe in grado di scoprire se un utente di Twitter soffre del disturbo bipolare, malattia in cui, tra le altre cose, si alternano episodi di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Gira per il web un nuovo algoritmo: sarebbe in grado di scoprire se un utente di Twitter soffre del disturbo bipolare, malattia in cui, tra le altre cose, si alternano episodi di euforia a momenti di grande depressione.


Secondo gli studiosi della National Tsing Hua University di Taiwan, grazie all'algoritmo da loro creato, si può scoprire  se si soffre di bipolarismo analizzando gli stati emotivi che vengono trascritti nei cinguettii sul social network.

 
L'inizio del disturbo bipolare, sottolineano gli autori, è caratterizzato da sintomi come l'eccessiva loquacità, i problemi del sonno e i rapidi cambiamenti dell'umore, e molti pazienti condividono sui social la loro condizione, compresa la diagnosi.

Per creare l'algoritmo gli studiosi hanno esaminato 10mila tweet per dieci anni (dal 2006 al 2016) di più di 400 utenti bipolari. I profili sono stati poi confrontati con altri pescati a caso dalla Rete. I medici hanno quindi analizzato il contenuto, la frequenza e l'orario dei post per "insegnare" all'algoritmo come fare a riconoscere i disturbi del bipolarismo. «I tweet di una persona che soffre di disturbo bipolare possono fornire molte informazioni sullo stato mentale - dicono gli studiosi sul sito arXiv -. Queste persone stanno inconsciamente fornendo un set di dati che possono essere usati per ottenere informazioni». 
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero