Trump show, scoppia il feeling con i costruttori di auto

Trump show, scoppia il feeling con i costruttori di auto
Si sono incontrati. E, a quanto pare, si sono piaciuti. La temuta rivoluzione Trump, almeno per il momento, non si abbatte sull’automotive. Il nuovo presidente ha invitato...

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Si sono incontrati. E, a quanto pare, si sono piaciuti. La temuta rivoluzione Trump, almeno per il momento, non si abbatte sull’automotive. Il nuovo presidente ha invitato alla Casa Bianca i top manager delle tre case automobilistiche di Detroit e il costruttivo vertice è stato seguito da dichiarazioni di soddisfazione e apprezzamento. In sostanza i temuti dazi doganali potrebbero essere poca cosa rispetto ai vantaggi garantiti dal nuovo corso: l’Amministrazione di Washington promette meno tasse, un allentamento della morsa ambientalista che complica i processi e fa salire i costi e regole più agili per aprire nuove fabbriche. I mercati hanno apprezzato e i titoli del comparto si sono tutti rafforzati con performance particolarmente rilevanti per Fiat Chrysler il cui titolo ha completamente assorbito i cali causati dal problema emissioni che nei giorni scorsi ha coinvolto entrambe le sponde dell’Atlantico.

L’azione Fca con un +5,9% (dopo essere andata anche oltre) a Piazza Affari è tornata sopra la barriera dei 10 euro. La crescita di valore dall’inizio dell’anno è di oltre il 10% che porta il rafforzamento del titolo nell’ultimo semestre al 50%. Bene anche Exor (+4,7%), Ferrari (+2%) e Cnh (+1%). Ancora meglio le cose sono andate a Wall Street dove la crescita è stata del 6,7% sfiorando gli 11 dollari. Anche Standard & Poor’s vede con ottimismo il nuovo scenario ed ha fissato un target price a quasi 20 dollari. Intorno al tavolo della Roosevelt Room l’atmosfera è stata molto cordiale. Oltre a Sergio Marchionne, con cui Trump ha anche scherzato raccontando di averci parlato già il giorno precedente, erano presenti Mary Barra per la General Motors e Mark Fields per la Ford.

L’ad del gruppo italo-americano era seduto alla sinistra del Presidente, la signora che guida la GM alla destra, il ceo dell’Ovale Blu di fronte. Trump è stato diretto e chiaro: «Agli Stati Uniti serve una forte spinta per costruire fabbriche nel Paese. Abbiamo grandi piani, ne abbiamo molti, dobbiamo riportare il manifatturiero negli Usa, per le vetture che vengono vendute qui servono nuovi stabilimenti costruiti qui». Il presidente è poi passato ad illustrare i vantaggi che vuole garantire al settore: «Vogliamo rendere gli Stati Uniti un buon posto per le aziende, vogliamo trasformarli da luogo molto inospitale per fare business in posto ospitale». Infine la stoccata agli ecologisti: «Anch’io sono ampiamente ambientalista, ma qui si tratta di ambientalismo fuori controllo, alcune regole sono assolutamente folli. Accorceremo l’iter per ottenere i permessi, se potrete o non potrete realizzare nuovi impianti lo saprete rapidamente».


In mezzo fra la Barra e Fields, un Marchionne sorridente ha lasciato la parola ai suoi colleghi. Il numero uno di Dearborn ha dichiarato: «Il settore auto è felice di lavorare insieme con l’Amministrazione sulle tasse, sulle regole e sul commercio per creare un rinascimento dell’industria manifatturiera in America. Abbiamo apprezzato il coraggio del Presidente di ritirarsi da un cattivo accordo commerciale come il Tpp». La Barra ha aggiunto. «Gli Stati Uniti sono la nostra casa e tutti vogliamo una base manifatturiera vibrante che sia competitiva a livello globale e crei posti di lavoro». Marchionne ha affidato il suo pensiero ad una nota: «Apprezzo l’intento del Presidente di fare degli Stati Uniti un grande luogo dove fare business. Lavoreremo con Trump e i membri del Congresso per rafforzare l’industria americana». Fiat Chrysler ha ricordato che dal 2009 ha investito oltre 9,6 miliardi di dollari negli Usa creando 25 mila posti di lavoro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero