«Il passaggio pedonale non è segnalato da cartelli ed è quasi completamente sbiadito. Si trova praticamente su una curva, su una strada in discesa»....
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Le strisce bianche degli attraversamenti pedonali nella Capitale sono sbiadite, completamenti cancellate e quasi mai segnalate con cartelli. E su Facebook parte la campagna "Operazione zebra". Un gruppo ideato da Massimiliano Di Giorgio, giornalista, e altri due amici. «Monitoriamo gli attraversamenti pedonali, raccogliamo foto scattate in tutta la città per denuncia la grave mancanza di sicurezza» spiega Di Giorgio. L'obiettivo dell'operazione è la creazione di un dossier fotografico per denunciare lo stato degli attraversamenti pedonali.
«A Roma - si legge nella presentazione del gruppo - le strisce pedonali (anche dette zebre) sono spesso sbiadite o cancellate. Anche quando sono regolarmente visibili, vengono spesso ignorate da automobilisti, conducenti di moto/scooter e perfino ciclisti. E i pedoni uccisi sono decine ogni anno (50 nel 2015, a cui vanno aggiunti oltre 2.200 feriti; 39 nel 2016, 49 nel 2017 secondo dati Aci-Istat; una quarantina nel 2018, fino a ottobre, secondo i media)». Dati che fanno rabbrividire. Nel gruppo si invitano i romani a inviare foto tramite Messanger o all'indirizzo email operazione.zebra(chiocciola)gmail.com.
La campagna “Operazione Zebra”, quindi, punta a segnalare l’assenza di strisce pedonali, lo scarso funzionamento dei semafori a richiesta (quelli col pulsante) e anche la sosta sui passaggi pedonali (che colpisce soprattutto portatori di handicap e bambini in carrozzina/passeggino) o in doppia fila.
«La campagna - spiega Di Giorgio - è sostenuta da Cittadinanzattiva Lazio e Wwf Lazio. Al progetto hanno aderito anche i comitati di quartiere Eur Ferratella, Giardino di Roma e Comitato Mura Latine».
Ed è proprio all'Appio che è nata una mappa interattiva per geolocalizzare le strisce pedonali ormai scomparse. Il progetto è portato avanti dal Comitato Mura Latine che ha censito una cinquantina di attraversamenti tra Caracalla e Furio Camillo.
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Il Messaggero