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La Sea Shepherd Conservation Society, organizzazione ambientalista particolarmente agguerrita, riferisce che centinaia di delfini sono stati spinti nella baia e uccisi, in un’acqua rapidamente divenuta color sangue. Tra le “vittime”, anche alcuni cuccioli e un raro esemplare albino. Una “mattanza” appunto, molto simile alla pesca dei tonni in Sicilia. I giapponesi si difendono sostenendo che la caccia ai delfini (come quella alle balene) viene praticata da secoli e fa parte delle tradizioni del Sol Levante. Ma le foto e i video diffusi sono raccapriccianti. Delfini catturati dalle reti e spinti in acque poco profonde, dove vengono uccisi senza pietà. La città di Taiji era divenuta tristemente nota grazie a un film che vinse l’Oscar nel 2010 per la categoria dei documentari, The Cove. Ora anche l’ambasciatrice americana, Caroline Kennedy, è scesa in campo per fermare il massacro. «Sono profondamente preoccupata», ha scritto la figlia di Jfk su Twitter, denunciando la «disumanità» della tecnica con cui vengono cacciati e uccisi questi mammiferi.
Il Messaggero